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Salve Padre Angelo,
sono Valentino, la seguo sempre con interesse, volevo farle una domanda circa il Sacro Cuore di Gesù: so che ad Esso la Chiesa rivolge culto di Latria (Adorazione) e non Dulia (Venerazione) poiché, oltre a simboleggiare il suo Amore verso il Padre e verso gli esseri umani di ogni tempo e luogo, Essa vi vede un organo della sua Umanità che, per via dell’intima unione con la sua Divinità, ha pieno diritto di Adorazione.
So anche che questo culto era molto inviso ai giansenisti, ma qual era il motivo?
Perché hanno cercato di osteggiarlo in tutti i modi?
Grazie per la risposta, una preghiera reciproca.


Carissimo,
1. i giansenisti erano contrari alla devozione al Cuore di Gesù per un doppio motivo.
Il primo era dovuto all’odio viscerale che avevano per la Compagnia di Gesù.
Ora la devozione al Cuore di Gesù è caratteristica dei gesuiti, anche perché Nostro Signore chiese a Santa Margherita Maria Alacoque di farsi guidare spiritualmente dal padre Claude de la Colombière, che era un gesuita.
Il Colombière è stato un grande propagatore della devozione al Cuore di Gesù ed è stato canonizzato da Giovanni Paolo II nel 1992.

2. Accanto a questo motivo ve n’era un altro di ordine dottrinale come si evince dai canoni del Sinodo di Pistoia.
Questo Sinodo fu convocato nel 1786 dal vescovo diocesano Scipione de Ricci e animato dal teologo Pietro Tamburini, professore all’università di Pavia. In esso si cercò di riformare la Chiesa in senso giansenista.
Papa Clemente XIII con la Bolla Auctorem Fidei del 28 agosto 1794 condannò tra le altre le proposizioni 61 e 62 del predetto sinodo che accusava la devozione al Sacro Cuore come inficiata di nestorianesimo e di idolatria.
E questo perché la Chiesa insegnava che si doveva culto di latria e pertanto di adorazione al Cuore di Gesù anche fisicamente inteso e non soltanto come simbolo del suo amore per noi.

3. Ma i giansenisti asserivano che “adorare in modo diretto l’umanità di Cristo e più ancora una qualche sua parte, sarà sempre un onore divino tributato ad una creatura” (Sinodo di Pistoia, Decreto sulla fede, § 3).
Concludevano pertanto che la devozione al Cuore di Gesù come nuda carne era una cardiolatria, e cioè un’adorazione di un organo del corpo di Gesù.

4. E poiché il cuore di Gesù è indubbiamente una realtà creata, un organo di un corpo umano, i giansenisti accusavano la devozione al Sacro Cuore di nestorianesimo.

5. Nestorio diceva che in Cristo vi erano due persone, una umana e una divina.
Ma fu condannato dal Concilio di Efeso (431) il quale affermò che in Cristo vi sono due nature (umana e divina, e pertanto una natura creata e una increata), ma sussistenti nell’unica persona, quella divina.

6. Pio VI nel 1794 condannò come “falsa, ingannevole, nociva e offensiva per il pio e dovuto culto che viene prestato e che deve essere prestato dai fedeli all’umanità di Cristo” l’asserzione del sinodo di Pistoia “dal momento che con questa parola intende in modo diretto condannare il culto di adorazione che i fedeli rivolgono all’umanità di Cristo, come se (…) fosse un onore divino concesso a una creatura, e non piuttosto l’unica e medesima adorazione con la quale è adorato il Verbo incarnato con la sua propria carne (Concilio Costantinopolitano II, can. 9)” (DS 2661).

7. Ugualmente condanna come “ingannevole, offensiva per i fedeli che adorano il Cuore di Gesù” l’affermazione secondo cui i fedeli adorassero una parte della carne santissima di Cristo “come se i fedeli adorassero il Cuore di Gesù separandolo o dividendolo dalla divinità, mentre essi lo adorano in quanto è il Cuore di Gesù, il cuore appunto della persona del Verbo a cui è unito in modo inseparabile, in quel modo in cui il Corpo esangue di Cristo nei tre giorni della morte, senza essere separato o diviso dalla divinità, rimase adorabile nel sepolcro” (DS 2663)

8. Pio XII nell’enciclica Haurietis aquas sul culto al Cuore di Gesù scrive: “È dunque alla Persona stessa del Verbo incarnato che termina il culto relativo tributato alle sue immagini, siano queste le reliquie della Passione o il simulacro che tutte le vince per valore espressivo, e cioè il Cuore trafitto di Cristo crocifisso”.

9. Si può anche dire che nella devozione al Cuore di Gesù è la sua Persona divina che viene adorata, la sua Persona che ha assunto una natura umana e pertanto anche un cuore umano.
Chi ha amato con quel Cuore non è stata una persona umana, ma divina.

10. Il Cuore di Cristo, che è oggetto di latria (adorazione) a motivo della Persona divina alla quale appartiene, in se stesso è anche oggetto di culto di dulia (venerazione) in quanto è simbolo dell’ardentissima carità creata che ha espresso in mezzo a noi.
È quanto ha scritto nel Medio Evo San Tommaso quando ha affermato che “il culto dell’umanità di Cristo si può dunque considerare sotto due aspetti.
Primo, come culto reso al soggetto dell’adorazione. In tal senso adorare l’umanità di Cristo è lo stesso che adorare il Verbo di Dio incarnato, come onorare la veste di un re è onorare il re che l’indossa. Sotto questo aspetto il culto reso all’umanità di Cristo è culto di latria.
Secondo, il culto dell’umanità di Cristo può considerarsi in rapporto (alla causa dell’adorazione, cioè) alla natura umana di Cristo, piena d’ogni dono di grazia. Allora il culto dell’umanità di Cristo non è di latria, ma di dulia.
Cosicché l’unica e medesima persona di Cristo si onora con il culto di latria per la sua divinità e con il culto di dulia per le perfezioni della sua umanità” (Somma teologica, III, 25,2).
I giansenisti nel loro livore verso i gesuiti hanno dimenticato quest’insegnamento.

Ti auguro di crescere nella devozione al Cuore di Gesù che secondo Pio XI è “tutta la sostanza della religione e specialmente la norma di una vita più perfetta, come quella che guida per una via più facile le menti a conoscere intimamente Gesù Cristo e induce i cuori ad amarlo più ardentemente e più generosamente ad imitarlo” (Enc. Miserentissimus Deus, 8 maggio 1928).
Ti affido a quel Cuore Sacratissimo e ti benedico.
Padre Angelo