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Quesito

Caro Padre Angelo,
oggi le scrivo per avere una sua opinione riguardo ad un affermazione che ha fatto ieri un mio amico, cioè che Gesù non è come Dio in quanto ha avuto delle” incertezze” prima della sua Passione, e Dio non le avrebbe avute; io ho tentato di smentire dicendo che comunque anche se le avesse avute, il tutto era dovuto alla sua condizione “umana” e che comunque si è rimesso senza condizioni alla volontà del Padre.
Inoltre ho aggiunto che Lui vedeva che comunque il Suo Sacrificio non sarebbe stato riconosciuto e ripagato dagli uomini, per cui i suoi pensieri e le sue parole sono stati assolutamente legittimi.
Confesso che mi ha un può indispettito questa frase.
Mi chiedevo dopo la sua risposta, quale sia l’atteggiamento da tenere con questo tipo di eresie, che comunque fanno arrabbiare.
Con stima


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. la tua risposta è stata esatta.
Qualcuno ha commentato le parole di Gesù: “Se è possibile allontana da me questo calice…” nel senso che Gesù in quel momento sarebbe stato tentato di non patire il sacrificio per quelli che non avrebbero saputo che cosa farsene.
Quella porzione di sacrificio sarebbe risultata vana. Anzi, avrebbe peggiorato le condizioni di chi lo rifiutava.
Però si rimette alla volontà del Padre.

2. Non dobbiamo dimenticare che Gesù, Dio fatto carne, ha assunto una natura umana come la nostra soggetta a tutte le debolezze, ad esclusione del peccato.
Gesù pertanto ha patito realmente e in maniera inimmaginabile.
Geremia, nelle sue lamentazioni, profetando, dice dei dolori di Gesù: “Voi tutti che passate per la via, considerate e osservate se c’è un dolore simile al mio dolore” (Lam 1,12).
San Tommaso dice che il dolore di Gesù è superiore al dolore di tutti gli uomini messi insieme: “Cristo soffriva non solo per la perdita della vita corporale, ma anche per i peccati di tutti. E il suo dolore superò tutto il dolore di qualsiasi penitente (Qui dolor in Christo excessit omnem dolorem cuiuslibet contriti). Sia perché derivava da una maggiore carità e sapienza, le quali direttamente accrescono il dolore, sia perché soffriva simultaneamente per i peccati di tutti, secondo le parole del profeta: Egli veramente ha preso su di sé i nostri dolori (Is 53,4)” (Somma teologica, III, 46, 6, ad 4).

3. Cristo ha sofferto nella sua natura umana.
Ma, essendo Dio fatto carne, la sua persona non è umana, ma divina.
Ed è proprio la grandezza della persona divina che conferisce al sacrificio di Cristo un’efficacia infinita.
Per questo l’Autore della lettera gli Ebrei può dire che Cristo ci ha redenti “avendo offerto un solo sacrificio per i peccati una volta per sempre” (Eb 10,12).

4. Puoi ricordare al tuo amico che ogni volta che si reca a Messa sente che il sacerdote, al termine dell’orazione, dice: “Per in nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è Dio e…”.
Non dice: “Per in nostro Signore Gesù Cristo tuo Figlio che è uomo e …”, ma “che è Dio”.

5. Mi chiedi che cosa puoi fare?
Le inesattezze dottrinali del tuo amico ti devono spingere ad approfondire la dottrina, come hai fatto adesso girando la domanda a me.
Sotto un certo aspetto anche le provocazioni del tuo amico sono una grazia. Senza che tu te ne accorga, ti stimolano ad essere come vuole il Signore: sempre “pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15).

Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo