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Quesito
Secondo me, Dio ha sbagliato un sacco di cose:
mi scusi, Padre Angelo, la bestemmia, ma provo rabbia nei confronti di Dio.
Insomma, Dio ci ha promesso una felicità perfetta e senza ombre per il giorno (che non si sa qual e’) in cui suo Figlio tornera’ nella gloria, introducendoci in una dimensione di esistenza nuova che non e’ quella terrena, e va bene: ma la vita terrena e’ una sofferenza e una tortura inaudita.
Fino al giorno in cui Cristo tornera’ glorioso, anche noi che lo cerchiamo, dovremo vivere la dimensione terrena dell’ esistenza, che e’ penosa perche’ siamo soggetti al peccato, al dolore e alla morte.
Se la dimensione terrena della vita e’ così, perche’ Dio ha voluto che passassimo per la dimensione terrena dell’ esistenza? E’ stato di una cattiveria inaudita.
Perche’ non ci ha messi subito, senza farci passare per la dimensione terrena, in quella felicita’ definitiva, perfetta, in quello stato di impeccabilita’, in quella nuova dimensione di esistenza, che invece ci ha promesso di regalarci il giorno dell’ avvento glorioso di cristo?
Ma perche’ dobbiamo aspettare, prima di entrare in quella beatitudine perfetta? Dio e’ stato di una crudelta’ inaudita!
Lei che ne pensa? Poteva almeno non farci passare per la dimensione terrena, almeno così non saremmo mai stati soggetti al peccato, non ci sarebbe stato il peccato originale, ne’‘‘ i nostri peccati personali; non ci sarebbe stata la morte, ne’ sofferenza alcuna!
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il Dio che mi tratteggi assomiglia più al Dio adorato dagli … che quello rivelato da Gesù Cristo.
Se leggo il Vangelo non ho mai avuto la sensazione di trovarmi dinanzi ad un Dio crudele.
Ugualmente nelle vite dei Santi.
Se guardo la mia vita, mi accorgo che forse io sono crudele con me stesso se non cammino per le vie di Dio, le quali invece sono tutte bontà e grazia.
2. Le vicende della vita presente, compreso il dolore, sono destinate secondo i disegni di Dio ad ingrandire la nostra capacità di amare.
Se le vicende della vita sono accolte con i sentimenti di Gesù, allora si comprende sulla propria pelle che cosa significhino le sue parole: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero” (Mt 11, 28-30).
Soprattutto si sperimenta che non mentono, ma la sua promessa si realizza in pienezza.
La sua promessa non si realizza soltanto nel giorno in cui tornerà sulla terra.
3. Si tratta pertanto di vivere già fin d’ora l’esperienza del gaudio.
Se non si gusta già fin d’ora è inevitabile fare l’esperienza del disgusto e del tedio.
Penso a Santa Caterina da Siena che esclamava: “o fede dolce, che ci dai la vita)”.
La vita che ci da la fede è la presenza di Dio, il possesso personale di Dio all’interno della nostra anima e la fruizione di Dio.
E questa esperienza è dolcissima, è una specie di paradiso anticipato sulla terra.
4. Questa esperienza però è legata alla grazia santificante. E la grazia santificante non la si può possedere finché non si è purificati dei propri peccati nella confessione sacramentale.
5. Va detto infine che Gesù Cristo non garantisce a tutti la felicità futura.
La garantisce solo a quelli che già la pregustano di qua, perché la cercano, la desiderano, la fanno propria, la gustano, la amano.
6. Questo è il motivo della vita presente, il motivo per cui Dio ci ha messi di qua.
Non si tratta di un tempo strano di attesa.
Vuole che la sua gloria (pienezza di vita) diventi nostra. E una realtà diventa nostra non quando ci capita addosso, ma quando da noi è cercata, voluta, amata desiderata, fatta propria.
7. Pertanto il vuoto sperimentato da chi non ha cercato né amato Dio finché era di qua, continuerà – e in termini – ben più drammatici nella vita futura. L’inferno è questo.
Ti assicuro volentieri la mia preghiera perché l’esperienza di cui ti ho parlato possa diventare tua e lo possa diventare sempre di più, al punto che tu possa dire con Davide: “La mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente” (Sal 42,3).
In tanto ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo