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Quesito

Ci è stato sottoposto il seguente quesito teologico:
è valida la consacrare del pane avendo in cuor proprio la volontà di non consacrare il vino?
Potrebbe essere ad esempio il caso presentato nel film Lo spretato, dove un prete che ha abbandonato il sacerdozio, consacra per irrisione un bottiglione di vino e lo lascia sul tavolo dell’osteria.
Un giovane prete, temendo la profanazione, lo beve tutto.


Risposta del sacerdote

Ecco la risposta

Il problema parte da qui: la consacrazione delle due specie è essenziale per la celebrazione del sacrificio.
Se manca la consacrazione di una specie, il sacrificio viene iniziato, ma non viene portato a compimento.

I. Aertnys – C. Damen – I. Visser C.SS.R, (in III vol. di Theologia moralis, ed. Marietti 1968, p.112) alla domanda: se la consacrazione di una sola materia, senza consacrare l’altra sia lecita, rispondono:
“La sentenza oggi comune insegna che se per qualunque motivo manca la consacrazione dell’altra specie, non si celebra il sacrificio”.
Pertanto se si è ricevuta l’offerta per la celebrazione della Messa, a rigore di giustizia: o si restituisce l’offerta o si celebra la Messa come si deve.
Ulteriormente ci si domanda: la specie sulla quale si è proferita la consacrazione è stata consacrata?
I medesimi autori rispondono:
“Per la validità della consacrazione si richiede l’intenzione di celebrare il sacrificio.
Ne segue che la consacrazione del pane è valida se per accidens è venuta meno la consacrazione del vino.
Ma è invalida se si fosse avuta l’intenzione di consacrare solo una specie”.
In nota citano l’opinione diversa del Lugo SJ (†1660), il quale sosteneva che il sacerdote, se intende consacrare solo una specie, non esclude la celebrazione del sacrificio. Pertanto implicitamente intenderebbe consacrare validamente.
Ma gli autori citati dicono di non essere soddisfatti, perché per il solo fatto che il sacerdote vuole consacrare una sola specie, sembra che voglia escludere il sacrificio.
Questi autori, in nota, citano a loro conforto la sentenza di D. Prümmer O.P., che è stato uno dei più insigni moralisti della prima metà del secolo ventesimo.

Ebbene, il Prümmer, in Manuale theologiae moralis, III, p.135, scrive:
“Non è mai lecito consacrare fuori della Messa. Ne segue che non si può mai consacrare una specie senza l’altra. Così pensano tutti ed espressamente il CJC can 817 (è il CJJC del 1917) che dice che questo modo di agire è nefas.
Perciò probabilmente è invalida la consacrazione fatta fuori della Messa. Infatti “il sacerdote celebra il sacramento parlando in persona Christi”.
Invece il sacerdote non agisce né in persona Christi né secondo l’intenzione della Chiesa quando intende consacrare fuori della Messa.
Infatti il potere di consacrare non è altro che il potere di celebrare la Messa.
È per questo che nell’ordinazione presbiterale viene detto: “Ricevi il potere di offrire il sacrificio”.
Stando così le cose, probabilmente è invalida la consacrazione se per esempio un perverso sacerdote pronunziasse le parole della consacrazione sopra il pane conservato in una panetteria, a meno che una simile criminosissima consacrazione la si voglia chiamare Messa”.

Come vedi, il Prümmer è contrario, ma presenta la sua tesi come un’opinione e sostiene che la consacrazione probabilmente è invalida.
In nota dice che non si può portare San Tommaso come contrario a questa opinione, perché San Tommaso parla della validità della consacrazione di una sola specie all’interno della Messa.
Ed ecco allora il pensiero di san Tommaso.
Somma Teologica III, 78, 6: Se la forma della consacrazione del pane produca il suo effetto prima che sia terminata la forma della consacrazione del vino

Dopo aver portato un argomento tratto dalla prassi della Chiesa:
“Appena dette le parole della consacrazione del pane l’ostia consacrata viene mostrata all’adorazione del popolo. Ma ciò non avverrebbe se non vi fosse presente il corpo di Cristo, poiché altrimenti si avrebbe un atto di idolatria. Quindi le parole della consacrazione del pane conseguono il loro effetto prima che siano pronunziate le parole della consacrazione del vino”
afferma:
“ Alcuni dottori antichi dissero che queste due forme, della consacrazione del pane e del vino, si attendono a vicenda nell’operare: cioè la prima non raggiungerebbe il suo effetto finché non sia stata proferita la seconda.
Ma questa opinione non è ammissibile, poiché per la verità della proposizione: «Questo è il mio corpo» si richiede, a motivo del verbo di tempo presente, che la realtà significata sia simultanea alla significazione stessa della frase; altrimenti, se la realtà significata venisse attesa per il futuro, verrebbe usato un verbo di tempo futuro, non di tempo presente, per cui non si direbbe: «Questo è il mio corpo», bensì: «Questo sarà il mio corpo». Ora, il significato di questa proposizione si attua appena termina il proferimento di tali parole. Occorre quindi che la realtà significata, che è l’effetto di questo sacramento, sia subito presente; altrimenti la proposizione non sarebbe vera.
Inoltre tale opinione è contro il rito della Chiesa, la quale subito dopo il proferimento di quelle parole adora il corpo di Cristo.
Si deve quindi ritenere che la prima forma non aspetta la seconda nell’operare, ma produce subito il suo effetto”.