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Quesito
Caro P. Angelo,
ecco la mia seconda considerazione:
Occorre essere onesti: le coppie utilizzano i metodi naturali solo per non avere figli e nei giorni fertili praticano altri tipi di rapporti; il fine è lo stesso del preservativo. Nonostante lei abbia ribadito più volte la grande differenza, io onestamente non la vedo, anzi parlando con sacerdoti mi hanno detto che anche i metodi naturali sono contraccettivi se vengono fatti solo per questo motivo.
Grazie.
M.
Risposta del sacerdote
Caro M.,
1. verrebbe da rispondere: sì, occorre essere onesti. E perciò chi ti autorizza a fare il processo alle intenzioni?
Io sono confessore e posso dire di conoscere il sentire vero della gente, di quelli che si mettono davanti a Dio e desiderano camminare secondo le sue vie.
Molti all’inizio del matrimonio o tra un figlio e l’altro seguono i metodi naturali rimanendo aperti alla vita. Con questa apertura alla vita si mettono in gioco fino in fondo e si dichiarano disponibili a una nuova vita anche se per il momento hanno deciso di rimandarla, mentre nella contraccezione il figlio è l’escluso, il non voluto in partenza.
2. Mantenere l’atto coniugale aperto alla vita non è un elemento accidentale o secondario perché “se si esclude dai rapporti coniugali radicalmente e totalmente l’elemento potenziale di paternità e di maternità, si trasforma perciò stesso la relazione reciproca delle persone. L’unione nell’amore slitta verso un godimento comune, o, per meglio dire, verso quello dei due partner” (K. Wojtyla, Amore e responsabilità, p. 216).
E “violando le leggi della natura, si viola anche la persona, facendone un oggetto di godimento, anziché farne un oggetto di amore.
La disposizione alla procreazione, nei rapporti coniugali, protegge l’amore, è la condizione indispensabile di una vera unione delle persone” (Ib., p. 218).
3. Ma non posso negare che ci sia una porzione di verità in quello che hai detto, perché talvolta i metodi naturali vengono usati con una mentalità puramente contraccettiva.
In questo caso, sebbene l’atto coniugale nella sua materialità sia ineccepibile, non lo è invece sotto il profilo morale.
Per questo Pio XII diceva: “Abbracciare lo stato matrimoniale, usare continuamente la facoltà ad esso propria e in esso solo lecita e, d’altra parte, sottrarsi sempre e deliberatamente, senza un grave motivo, al suo primario dovere, sarebbe un peccato contro il senso stesso della vita coniugale.
Da quella prestazione positiva obbligatoria possono esimere, anche per lungo tempo, anzi per l’intera durata del matrimonio, seri motivi, come quelli che si hanno non di rado nella cosiddetta indicazione medica, eugenica, economica e sociale. Da ciò consegue che l’osservanza dei tempi infecondi può essere lecita sotto l’aspetto morale e nelle condizioni menzionate è realmente tale” (29.10.1951)
4. Anche Giovanni Paolo II è intervenuto su questo punto: “l’usufruire dei periodi infecondi nella convivenza coniugale può diventare sorgente di abusi, se i coniugi cercano in tal modo di eludere senza giuste ragioni la procreazione abbassandola sotto il livello moralmente giusto delle nascite nella loro famiglia. Occorre che questo giusto livello sia stabilito tenendo conto non soltanto del bene della propria famiglia, come pure dello stato di salute e delle possibilità degli stessi coniugi, ma anche del bene della società a cui appartengono, della Chiesa e perfino dell’umanità intera” (5.9.1984).
5. La grande differenza tra i metodi naturali e la contraccezione non è una mia idea. È l’insegnamento della Chiesa, della quale tu ha accettato di essere catechista.
Giovanni Paolo II dice che vi è “una differenza assai più vasta e profonda di quanto abitualmente non si pensi e che coinvolge in ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili” (FC 32).
Le parole del Papa sono molto gravi: dice che si tratta di due modi di pensare alla persona e alla sessualità tra di loro opposte.
Una è secondo Dio, l’altra senza Dio.
Il problema è molto serio.
Se così non fosse, il Magistero non avrebbe sprecato tanto fiato.
E la Chiesa giustamente ne parla perché la contraccezione è un disordine oggettivo grave. Chi la compie commette oggettivamente un peccato grave, perde lo stato di grazia, si rende indegno di ricevere la S. Comunione, e con essa di ricevere la presenza di Cristo e della Trinità Santissima nel proprio cuore.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo