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Quesito
Buon giorno Padre,
Tempo fa sono stato messo alla prova da una domanda insidiosa.
“Se Dio è onnipresente, che senso ha andare nella Chiesa?” Tanto è dappertutto. “Se Dio è onnipresente è tanto presente nel mondo come nell’Eucarestia, né più né meno”
E mi ha detto che Dio è dentro ogni oggetto.
Io mi sono chiesto: “E’ anche nella pipì allora? È anche in Satana?”
E mi ha detto di sì perchè se non fosse presente anche in queste cose, queste non potrebbero esistere.
E’ vero?
Poi su internet ho trovato uno scritto del cardinale Giacomo Biffi che divide
la presenza di Dio in
1)presenza d’immensità
2)presenza di salvezza o sacramentale
3)presenza di grazia
dicendo che la più importante è quella sacramentale, presenza che neanche il peccato può eliminare.
Allora… in noi c’è la presenza d’immensità, perché siamo creature.
Ma davvero Dio è presente in tutte le creature? Nella stessa intensità? Anche la pipì ripeto?
Poi in noi battezzati c’è la presenza di salvezza che è la più importante.
Allora a che serve ricevere l’eucarestia? C’è già la presenza di Dio sacramentale essendo battezzati. O cambia l’intensità o altro?
O l’Eucarestia, presenza reale, è un altro tipo ancora di presenza?
Per avere poi la presenza di grazia bisogna pregare. Ma se la presenza più importante è quella di salvezza a cosa serve la presenza di grazia? A che serve insomma pregare, in riferimento alla presenza di Dio?
Infine, quando il Sacerdote benedice gli oggetti o le persone, cambia la presenza di Dio o la benedizione ha tutto un altro senso? E se così cosa fa la benedizione in realtà?
Scusami la confusione, ma sono veramente confuso.
Mi può chiarire tutto questo discorso sulla presenza di Dio?
Grazie tante.
Andrea
Risposta del sacerdote
Caro Andrea,
il tuo amico ha fatto parecchia confusione e un po’ di confusione c’è anche in te.
Vediamo di mettere ordine.
Dio è presente in diverse maniere
1. Ecco la prima, che viene chiamata presenza di immensità.
Secondo la Sacra Scrittura Dio è presente dappertutto.
Si legge nell’Antico Testamento: “Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti” (Sal 139,7-8).
S. Paolo testimonia questa verità all’areopago di Atene: “Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene… non è lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,24.27-28).
2. S. Tommaso, sintetizzando il pensiero comune, dice che Dio è presente in tutte le cose in tre maniere:
– per la sua potenza, perché tutte, spirituali e materiali, gli sono sottomesse;
– per la sua presenza o infinita conoscenza per cui tutto gli è costantemente presente, compresi i segreti dei cuori;
– e infine per la sua essenza, e cioè per la sua virtù creatrice e conservatrice, per mezzo della quale egli conserva ogni realtà nell’esistenza (s. tommaso, Somma teologica, I, 8, 3).
Dio è così unito ad ogni realtà che, se cessasse la sua azione conservatrice, ogni creatura subito tornerebbe nel nulla da cui è stata tratta.
I teologi danno un unico nome a questa triplice presenza e la chiamano presenza di immensitàper distinguerla da un’altra, nuova e di ordine soprannaturale, che si realizza nell’anima dei giusti, e alla quale viene dato il nome di inabitazione.
Dunque è presente non perché vi abita dentro, ma perché sostiene, conosce e comunica alla realtà tutto ciò che essa possiede.
In questo senso è presente dappertutto, anche negli esempi da te indicati.
Nulla potrebbe esistere se Dio non sostenesse ogni essere e non gli comunicasse quello che lo costituisce come tale.
Nel demonio tuttavia va fatta una distinzione: la volontà gliel’ha data Dio. E gliela conserva Dio.
Ma la perversione della volontà è opera del demonio.
3. Come ho accennato vi è un’altra presenza, chiamata presenza d’inabitazione.
Il Card. Biffi la chiama presenza di grazia. Ed è giusto, perché per mezzo della grazia santificante Dio abita in un’anima personalmente, da cuore a cuore.
La Scrittura, già nell’Antico Testamento, accenna a questa nuova presenza là dove si dice che “la Sapienza (che è una personificazione di Dio) non entra in un’anima che opera il male né abita un corpo schiavo del peccato” (Sap1,4).
Gesù parla esplicitamente di questa presenza in diversi passi, ma uno dei più cospicui è il seguente: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Qui egli annuncia due presenze: quella del Padre e la sua. Ma questa duplice presenza è essenzialmente legata allo Spirito Santo, all’amore divino che viene infuso in noi: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre… Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi” (Gv14,16-17).
È una presenza legata allo stato di grazia. Gesù infatti ha detto: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”.
Quando dice “Noi verremo”, Gesù non fa riferimento solo a dei doni, pur molto grandi e di ordine soprannaturale, come quello della grazia, ma parla della venuta delle stesse Persone divine del Padre e del Figlio.
E fa capire che le Persone divine saranno presenti in maniera permanente e non solo transitoria, perché dice: “Prenderemo dimora presso di lui”. Come a dire che vi abiteranno sempre, almeno fino a quando colui che le ha accolte le ama, osservandone i comandamenti, ossia finché rimarrà giusto, in stato di grazia.
Ecco perché si parla dell’inabitazione della SS. Trinità nel cuore dei giusti.
Questa presenza cresce nei singoli a seconda del loro gtradop di grazia.
3. Vi è poi la terza presenza, che è quella sacramentale, in particolare quella della SS. Eucaristia dove il Signore Gesù è presente non solo con la sua Persona divina, come nelle anime in grazia, ma anche con il suo corpo, sangue e anima.
Quando il Signore viene a noi nell’Eucaristia viene sotto forma di nutrimento, per compiere nella nostra anima tutto quello che fa il cibo nel corpo.
Scrive San Tommaso: “tutti gli effetti che il cibo e la bevanda materiali producono nella vita del corpo, cioè sostentamento, sviluppo, riparazione e gusto, li produce anche questo sacramento nella vita spirituale” (s. tommaso, Somma teologica, III, 79, 1).
Inoltre “per la potenza di questo sacramento, l’anima è spiritualmente ristorata dal fatto che è spiritualmente gaia e, in un certo modo, inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo quanto è detto nel Cantico (5,1): Mangiate, miei amici; io vi inebrierò miei prediletti” (Somma teologica, III, 79,1, ad 2).
Come vedi: questa presenza sacramentale viene ad aumentare la presenza in grazia.
4. Commenta il padre Garrigou-Lagrange: “In primo luogo l’Eucaristia sostiene. Chi nell’ordine naturale non si nutre o si nutre male, deperisce; lo stesso avviene a colui che rifiuta il pane eucaristico che ci offre il Signore come il miglior nutrimento per l’anima nostra. E perché privarci senza ragione di questo pane soprasostanziale (Mt 6,11) che è il pane quotidiano dell’anima nostra?
Come il pane materiale ristora l’organismo, riparando le perdite subite per il lavoro e la fatica, così l’Eucaristia ripara il deperimento di forza, conseguenza della nostra negligenza. Come dice il Concilio di Trento, essa ci libera dai peccati veniali, ci rende il fervore che queste colpe ci avevano fatto perdere, e ci preserva dal peccato mortale.
Il nutrimento ordinario accresce inoltre la vita del corpo nel fanciullo che deve diventare uomo. Ora dal punto di vista spirituale dobbiamo sempre crescere nell’amore di Dio e del prossimo sino alla morte… Per l’effettuazione di questo accrescimento, il pane eucaristico ci porta sempre nuove grazie… la fede diviene ogni giorno più illuminata e più viva; la speranza più ferma, la carità più pura e più ardente. Poco per volta, dalla rassegnazione nella sofferenza, giungono alla stima e all’amore della Croce. Per mezzo della Comunione, crescono insieme colla carità tutte le virtù…
Finalmente, come il pane materiale è gradevole al gusto, così il pane eucaristico è dolce all’anima fedele, che vi attinge un ristoro e spesso un benessere spirituale più o meno sentito” (R. Garrigou-Lagrange,Le tre età della vita interiore, II, pp. 180-181).
Penso dunque di aver portato chiarezza.
Ti auguro di accostarti spesso a Gesù presente nell’Eucaristia perché la sua presenza mediante la grazia, detta anche presenza d’inabitazione, cresca sempre più.
Per questo ti assicuro una particolare preghiera e ti benedico.
Padre Angelo