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Quesito

Buonasera padre Angelo.
La ringrazio per questa sua opera su questo sito, davvero fa molto bene. Le scrivo perché ho alcune domande in testa, e leggendo su questa rubrica ultimamente ne ho maturate altre. Facilmente le domande saranno sconnesse e toccheranno diversi temi.
Innanzi tutto qualche domanda sul digiuno. Qualche tempo fa a Medjugorje ho sentito ribadire l’importanza di accompagnare la preghiera con il digiuno, allora ho deciso di iniziare pian pianino perché sono convinto che faccia davvero tanto bene. Solo che poi non sono riuscito ad informarmi bene.
All’inizio credevo che sarebbe stato molto più sensato per me “digiunare” dalle sigarette in determinati giorni, piuttosto che fare pane e acqua. Questo perché sono – credo di essere- almeno a livello di testa, più legato alle sigarette che al cibo. Poi cercando qua e là ho letto che è comunque importante fare pane-acqua, anche se all’inizio può non sembrare una rinuncia enorme, perché in effetti si va a toccare una cosa di vitale importanza cioè il nutrirsi. Questo è corretto oppure ho capito male io? Cioè faccio bene a restare sul pane-acqua, o dovrei concentrarmi sulle cose per me più faticose?
Poi ho letto che fondamentale nel digiuno è l’amore e la carità. Mi chiedo se sia sensato, in un momento in cui queste mi manchino o io non le senta molto, digiunare comunque. Magari chiedendo di poter essere di nuovo investiti dell’amore di Cristo. Mi scuso se le domande risultano banali. Altra cosa, ha senso fare dei digiuni in favore di una persona? Cioè chiedere al Signore di accettare un digiuno, come piccola preghiera nei confronti di qualcuno? Credo che non mi sia chiara la differenza tra preghiera e digiuno in tal caso.
Un ultima cosa riguardo al digiuno è la seguente. Io ho letto su un sito che i giorni indicati da Maria Santissima per il digiuno sono il Mercoledì e il Venerdì, per ricevere bene la Santa Eucarestia del Giovedì e per altri motivi. Però so anche che è importante la segretezza. Ora, se io avessi la possibilità di digiunare in segretezza solo il sabato e la domenica potrei farlo, anche se è festa? Perché sono studente fuori sede e in casa durante la settimana ci sono tutti ma nel fine settimana magari no. So che potrei anche farlo lo stesso cercando di non farmi troppo vedere, ma dopo per me sarebbe anche difficile da spiegare come cosa. Non so decidermi, per ora sto digiunando quando sono da solo.
Infine credo che le altre domande che mi frullano in testa gliele manderò un altra volta perchè in questo messaggio c’è già un po’ di roba sulla quale dovrò riflettere.
La ringrazio già adesso, la ricordo nella preghiera.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. a proposito del digiuno è necessario stabilire una cosa molto importante ed è questa.
Il digiuno non è il fine della vita cristiana.
Ma è nell’ordine dei mezzi per raggiungere il fine.

2. Il fine della vita cristiana è la carità, che consiste nell’amare Dio e il prossimo con il cuore stesso di Dio.
Il digiuno rientra tra i mezzi che servono per conservare e ravvivare la carità.

3. Il digiuno è intimamente legato alla carità.
Il motivo è questo: la carità consiste essenzialmente nell’amare e cioè nel donare.
Allora il digiuno non viene fatto per ammassare, ma per aiutarci a distaccarci da noi stessei e per vivere facendo di noi stessi un dono continuo.

4. Si comprende subito allora che il digiuno cristiano è permeato di gioia perché, pur essendo in se stesso una privazione, è un atto di amore, un dono.
Ora c’è più gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35).

5. Premesso questo, ci si domanda quale sia l’ambito del digiuno.
Indubbiamente tocca l’ambito della gola, che è quello del mangiare e del bere.
È un ambito al quale tutti per natura siamo attaccati perché tutti abbiamo bisogno di mangiare e di bere.
Ma è fuori dubbio che i piaceri legati ad alcuni cibi e bevande possono prendere il sopravvento e indurre a nutrirsi più di quanto se ne abbia bisogno e ad assumere bevande che possono offuscare la lucidità della mente.
Di qui la necessità di regolarsi e talvolta anche di “castigarsi”.

6. Per dilatazione il digiuno si esprime in altri ambiti della vita dove vi può essere un attaccamento disordinato.

7. Allora tanto per la gola quanto per gli altri ambiti della vita il primo digiuno consiste nell’astenersi da ogni tipo di disordine e cioè dal peccato.
Per essere più espliciti si dovrà esercitare il digiuno nell’ambito dei sette vizi capitali: nella superbia, nell’avarizia, nella lussuria, nell’ira, nella gola, nell’invidia e nell’accidia.

8. Inteso in questo modo, il digiuno va fatto sempre, anche nei giorni festivi.

9. Oltre a questo, il digiuno – soprattutto quello strettamente inteso – ha anche un significato penitenziale e pertanto di espiazione e di riparazione per le proprie colpe e anche per quelle degli altri perché nel vincolo della carità formiamo tutti una cosa sola.
Qui la Chiesa interviene con la sua disciplina.
Ma ricordando che il digiuno è nell’ordine dei mezzi e che la complessione psico-fisica delle persone è assolutamente individuale e che non è possibile stabilire misure uguali per tutti la Chiesa lo precetta in  forme minime e solo per due giorni all’anno, il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo, e a determinate condizioni.
La Chiesa sa che alcuni non possono digiunare, ma anzi hanno l’urgenza di mangiare per compiere alcuni lavori pesanti, per ristabilirsi in salute oppure per essere in forze per compiere adeguatamente il proprio dovere.

10. Mangiare solo pane e acqua non è mai precettato dalla Chiesa.
Per alcuni può essere eccessivo e contro ogni forma di buon senso e di prudenza.
Lo lascia alla discrezione dei singoli, ma raccomandando di farsi illuminare e guidare dalle indicazioni del confessore o della propria guida spirituale.
Nella tradizione monastica il digiuno viene effettuato per due giorni la settimana: il mercoledì (in memoria del tradimento di Giuda) e il venerdì santo (in memoria della crocifissione e morte di Nostro Signore).

11. Oltre al significato espiatorio e penitenziale il digiuno viene fatto per rinforzare la propria preghiera.
In  questo senso Davide digiunò quando il bambino avuto da Bersabea  era gravemente malato (2 Sam 12,16).
Animato da una carità più viva, il digiuno diventa un grido più forte elevato a Dio.
Può essere fatti dunque per le proprie necessità ma anche per quelle altrui.

12. Oppure viene compiuto per prepararsi meglio alle feste e disporsi con maggiore purezza di anima e di corpo a vivere i misteri della vita di Cristo e a ricevere le grazie che il Signore ha decretato di darci.

13. Venendo al tuo caso particolare, io ti direi di trattare col tuo confessore o padre spirituale le modalità e i tempi del digiuno.
È un digiuno molto bello e meritorio anche quello di non fare di propria testa e di rinunciare a pretendere di saperne più del confessore giudicandolo troppo lasso.

14. Mi permetto di ricordare che la Chiesa non fa digiuni nei giorni di festa.
Certamente anche nei giorni di festa non si è esonerati dalla carità e quindi da tanti piccoli sacrifici che ci uniscono maggiormente al Signore.
Ma se si tratta di digiuni a carattere penitenziale penso sia giusto tralasciarli e unirsi alla comunità ecclesiale che esprime la sua gioia non solo nel ricevere la rugiada del cielo, ma anche nell’accogliere con una certa abbondanza i doni della terra (de rore coeli et de pinguedine terrae, Gn 27,28).

Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione su quest’aspetto particolare della vita cristiana, che tende ad essere trascurato.
Ti ringrazio anche per la preghiera che contraccambio volentieri e ti benedico.
Padre Angelo