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Quesito
Caro Padre Angelo,
la prima lettura del 12 gennaio dalla lettera di San Giovanni apostolo invita a pregare per il proprio fratello che commetta un peccato che non conduce alla morte. Poi afferma che c’è un peccato che conduce alla morte e dice: "non dico di pregare riguardo a questo peccato". Qual è questo peccato? Esiste dunque un peccato che non può essere perdonato? Il discrimine non è sempre il pentimento? Esiste un peccato che non può essere perdonato neppure in caso di pentimento? O del quale non è possibile pentirsi?
Ave Maria!
Giusi
Risposta del sacerdote
Cara Giusi,
1. il passo in cui San Giovanni fa questa distinzione è il seguente: “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita: a coloro, cioè, il cui peccato non conduce alla morte. C’è infatti un peccato che conduce alla morte; non dico di pregare riguardo a questo peccato. Ogni iniquità è peccato, ma c’è il peccato che non conduce alla morte” (1 Gv 5,16-17)
Qui San Giovanni parla della preghiera fatta per la conversione dei peccatori.
2. La preghiera vicendevole è un tema ricorrente nelle lettere degli Apostoli.
San Paolo in 1 Ts 5,25 dice: “Pregate anche per noi”.
La stessa espressione si trova anche in Ebr 13,18.
“Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto” (Gc 5,16).
Ma qui si parla in specifico della preghiera per i peccatori, per la loro conversione.
3. Gli interpreti (esegeti) non hanno un parere unanime su questo punto.
Alcuni dicono che il peccato che non conduce alla morte è il peccato veniale, mentre quello che con duce alla morte sarebbe il peccato mortale.
Nel primo caso la preghiera fatta gli uni per gli altri giova per la remissione dei loro peccati, come quando si dice: “perdona i nostri debitori”, e cioè i miei e anche i peccati degli altri.
In tal senso all’inizio della Messa preghiamo gli uni per gli altri perché il Signore ci accordi il perdono e purifichi ulteriormente la nostra coscienza.
Per il peccato mortale non sarebbe sufficiente questa preghiera per la sua remissione, ma è necessario che il peccatore intraprenda un itinerario di conversione che lo porta al sacramento.
3. Altri pensano che il peccato che non conduce alla morte eterna comprenda tutti i peccati anche gravi e mortali, ma che sono remissibili.
Mentre il peccato che conduce alla morte sarebbe il peccato contro lo Spirito Santo di cui parla il Signore nel Vangelo (Mt 12,31-32).
4. Secondo altri, e questi sono il maggior numero, San Giovanni parlerebbe del peccato di pubblica apostasia dalla Chiesa e dalla fede in Gesù Cristo.
5. La Bibbia di Gerusalemme fa riferimento a queste due ultime interpretazioni, premettendo che “i destinatari della lettera erano forse informati su questo peccato di una gravità eccezionale”.
6. San Giovanni non proibisce assolutamente di pregare Dio per gli apostati perché Gesù “è la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 2,2).
E non dice che queste preghiere non saranno esaudite, ma lascia capire che le preghiere fatte per questi peccatori più difficilmente saranno esaudite a motivo del loro indurimento nel male.
Si tratta pertanto di un ammonimento a non allontanarsi da Gesù, perché neanche la preghiera dei fratelli sarebbe sufficiente a far provare il pentimento.
7. Certo che se si pentissero sarebbe accolti ugualmente a braccia aperte da Nostro Signore, il quale fa sempre di tutto, anche per gli apostati per farli tornare indietro.
Del resto l’eventuale loro pentimento sarebbe il segno che Cristo li ha raggiunti e che vuole completare con la salvezza ciò che ha iniziato ispirando il pentimento e dando la forza di attuarlo.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo