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Quesito
Gentile padre Angelo,
Le pongo una domanda riguardo la confessione (sacramento della penitenza) piuttosto semplice e Le espongo il ragionamento che vi si cela dietro.
Da quel che so, per confessarsi non è necessario che il penitente sia visto in faccia dal confessore né che l’uno conosca le generalità dell’altro: esistono infatti confessionali con le grate e ciascuno è libero di confessarsi dove e con chi meglio crede.
Per quanto sia preferibile confessarsi sempre dallo stesso sacerdote ed esporre la propria condizione il meglio possibile, non è certo vietato confessarsi restando nel più stretto anonimato.
La validità del sacramento sta, come ha scritto lei in una risposta, nel “riconoscere che quello che facciamo dispiace a Dio, che non vorremmo farlo.”
Condivido, ovviamente!
A questo punto chiedo: non sarebbe possibile confessarsi per telefono, ad esempio, oppure in videomessaggio, tramite videotelefono, ecc? Non parlo di sistemi “in differita” (e-mails, posta,ecc), quanto a mezzi di comunicazione diretti e istantanei fra due persone che possono interagire verbalmente.
Quello che conta non è forse il contatto verbale diretto tra le due persone (confessore e penitente)? Che differenza c’è tra stare dietro una grata in confessionale e dietro un monitor o un telefono?
La validità del sacramento dipende dalla mia disposizione d’animo, dalle mie parole, non dalla mia presenza fisica. Così come l’indulgenza pasquale da Roma si irradia in tutto il mondo, anche l’assoluzione e la grazia che si conferisce con la confessione non teme le distanze.
Visto che molti credenti si allontanano sempre più da questo sacramento, non sarebbe possibile adottare formule diverse? Io personalmente ritengo che tanti cristiani abbiano difficoltà a confessarsi poiché si vergognano (e non perchè non credono nella validità di questo sacramento): non si potrebbe venir loro incontro permettendo la confessione telefonica?
La ringrazio per la disponibilità, sia lodato Gesù Cristo
Risposta del sacerdote
Carissimo,
L’analogia con la benedizione urbi et orbi è interessante, ma non tiene.
Eccone i motivi.
1. Va tenuto presente che la grazia santificante non è legata ai sacramenti e può essere attinta in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo.
Quanta gente Dio salva (pensiamo alla moltitudine di coloro che non appartengono visibilmente alla Chiesa) anche senza la celebrazione del sacramento del battesimo e della penitenza.
Dio può effondere la grazia del pentimento quando vuole e non solo in concomitanza con la celebrazione dei sacramenti.
Ma se la grazia santificante può raggiungere anche al di fuori dei sacramenti, la grazia sacramentale si attinge solo nel sacramento.
2. I sacramenti sono essenzialmente dei segni.
Se non si pone il segno, non si celebra neanche il sacramento.
Ebbene, la persona del sacerdote fa parte del segno sacramentale.
Allora quando si tratta di sacramenti, quello che conta soprattutto non è il contatto verbale, ma il rapporto personale.
Il sacerdote agisce come rappresentante di Cristo e in persona Christi.
3. Il vangelo sottolinea la necessità di venire a contatto non solo con la parola, ma con la persona di Gesù. Viene riferito infatti che Gesù “ne aveva guariti molti, così che quanti avevano qualche male gli si gettavano addosso per toccarlo” (Mc 3,10) e che “tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19).
Nel sacramento della penitenza, attraverso la persona del sacerdote, ci si incontra con il Cristo crocifisso e risorto.
Con il Cristo crocifisso anzitutto. Sicché andando a confessarci andiamo a far nostro il giudizio che Cristo dalla croce ha pronunciato sui nostri peccati. E il giudizio è questo: che i peccati commessi sono cosa così orribile che è da preferire loro la morte.
Ci incontriamo col Cristo crocifisso, il cui sangue viene preso dalle mani del Sacerdote, che è ministro di quel Sangue, e viene versato sulla nostra persona, per renderla monda.
Ci incontriamo con il Cristo risorto, che ci investe della potenza della sua risurrezione, ci dà la forza di poter cambiare e ci aiuta a vivere da risorti.
4. Non è da sottovalutare neanche l’eventualità che la confessione via telefono possa essere intercettata. E questo, anziché rendere più facile l’accesso al sacramento lo renderebbe più difficile.
5. Via etere si può prendere la benedizione, che, a seconda dei sentimenti, può aiutare ad emettere un vero atto di contrizione e riportare in grazia.
Ma questo pentimento è vero solo se include il proposito di andarsi poi a confessare.
In ogni caso non è sufficiente in via ordinaria per poter fare la Santa Comunione, la quale richiede una riconciliazione piena con Cristo e con la Chiesa di cui il sacerdote è ministro e segno visibile.
Ti ringrazio del quesito. Ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo