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Quesito
Caro Padre Angelo,
avrei un’altra questione:
Molti sacerdoti mi dicono che l’inferno è per chi ci vuole andare.
Quest’anno studiando, non studio altro che atei, sia riguardo la letteratura (ad es. Leopardi e Foscolo), sia per quanto riguarda la filosofia (Schopenauer, Feuerbach, Marx, Comte…). La mia domanda è: anche gli atei possono essere salvati se rimangono fermi nelle loro posizioni fino alla fine?
La domanda viene dall’avere letto dal Vangelo frasi tipo “chi crede in Me avrà la vita eterna, chi non crede in Me morirà nei propri peccati”.
Inoltre molti non credenti, spesso della mia età, si abbandonano ad atti immorali, come le masturbazioni, e atti sessuali di ogni genere. Tuttavia non credendo e non pensando di offendere Dio (che per loro non esiste) non si può certo dire che questi vogliano l’inferno, oltre al fatto che di per sé anche la masturbazione non nuoce a nessun altro se non a se stesso (di conseguenza anche la coscienza, non conoscendo il comandamento, non so quanto possa essere smossa, non vedendo il male causato agli altri).
La saluto, la ringrazio e mi impegno a ricordarla in preghiera.
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
1. è vero che all’inferno ci va chi vuole andare.
Tuttavia in genere non si va all’inferno perché lo si sceglie positivamente. Solo un pazzo potrebbe fare una scelta del genere.
Di fatto l’inferno lo si sceglie indirettamente facendo a meno di Dio e trasgredendo la sua volontà.
2. Tanti scelgono di andare all’inferno senza pensarvi troppo.
Non vogliono ascoltare il Signore e neanche la loro coscienza.
Solo alla fine scopriranno questa amara sorpresa.
Il Signore è stato chiaro: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Mt 7, 21-23).
Ugualmente la sorpresa è rilevata dalle parole usate dal Signore a proposito del giudizio universale: “Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato.
Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito?
Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.
E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna»” (Mt 25,41-46).
3. Circa la salvezza degli atei la tua osservazione è giusta.
Gesù presenta la fede come la condizione indispensabile per entrare nel Regno dei cieli: “Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi non crederà, sarà condannato” (Mc 16,16).
A Nicodemo Egli dice: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio”(Gv 3,5). La Bibbia di Gerusalemme commenta: “Allusione al battesimo e alla sua assoluta necessità”.
Gesù dice anche che “chi non crede è già stato condannato” (Gv 3,18). Nasciamo infatti in stato di peccato. E se questo peccato viene ratificato col peccato personale non ci si salva.
4. Nella lettera agli Ebrei si legge: “Senza la fede è impossibile essere graditi a Dio. Chi infatti si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che egli ricompensa coloro che lo cercano” (Eb 11,6).
Da questa affermazione e anche da quello che si legge in vari passi, come ad esempio in Rm 10,14: “Come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui?”, la Chiesa ha dedotto la assoluta necessità della fede in ordine alla salvezza.
La motivazione teologica di questa necessità si fonda sul modo specificamente umano di vivere e di operare. Infatti una volta che l’uomo ha raggiunto l’uso di ragione e incomincia a vivere in modo responsabile, cosciente e libero, gli è indispensabile conoscere il significato vero della sua vita, il fine cui ordinare i suoi atti.
Ora il fine ultimo cui di fatto è stato ordinato da Dio non è solo quello proporzionato alla sua natura e alle sue capacità, fine che egli potrebbe conoscere e perseguire da solo, ma è il fine soprannaturale, gratuito e non dovuto in alcun modo, consistente nel partecipare alla vita, alla conoscenza e all’amicizia con Dio.
È un fine, dice S. Tommaso, che l’uomo non può conoscere se non per rivelazione e non può accogliere che con la fede soprannaturale come un discepolo che lo impara dal magistero di Dio (Somma teologica, II-II, 2, 3).
5. Molti, anche tra i tuoi compagni, non credono perché le loro cattive azioni glielo impediscono.
L’impurità, soprattutto, spegne il giusto delle cose di Dio.
Non possiamo dimenticare che Gesù ha detto: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19).
Ugualmente il Signore ammonisce a stare ben attenti che i “cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21,34).
Come vedi, la mancanza di fede molto spesso è preceduta da una vita morale che rende impossibile la fede.
Ti ringrazio del quesito e dell’opportunità che mi hai dato di fare alcune precisazioni.
Ti ringrazio delle preghiere che ricambio di cuore.
Ti benedico e ti saluto.
Padre Angelo