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Quesito

Caro Padre Angelo,
poco più di una settimana fa mi è capitato di servire Messa a un conosciuto e coraggioso sacerdote, e mi sono accorto di una differenza: ha riservato tanto tempo all’elevazione delle due specie durante la Consacrazione, seguite da una lunga genuflessione.
Un prolungato e silenzioso raccoglimento intorno a Gesù sacramentato sull’altare.
Capirà che questo accorgimento mi ha colpito, tanto che mi chiedo perchè non debba sempre svolgersi così una Messa.
Anche a costo di spendere qualche parola in meno durante l’omelia, perchè così poco tempo riservato all’Eucaristia?
Se ci si pensa, è sufficiente una manciata in più di secondi, tanto per soffermarci meglio sul mistero della nostra redenzione.
Mi perdoni se sembra che stia spiegando queste cose a un sacerdote, ma spesso mi accorgo che la centralità dell’Eucaristia durante la Messa venga poco accentuata.
Ovviamente non a discapito di Gesù, ma dell’uomo odierno, ormai distratto da cose superflue e affannato da tante preoccupazioni.
Grazie come sempre per le sue preziose risposte e buon proseguimento di Quaresima.
Vittorio


Risposta del sacerdote

Caro Vittorio,
1. l’impressione profonda che hai ricavato dal modo di celebrare da parte di quel sacerdote coraggioso è una manifestazione di quel sensus fidei del popolo cristiano il quale avverte che la consacrazione è il momento più sacro e più alto non solo della celebrazione eucaristica, ma anche della vita e della storia del mondo.
È lo stesso stupore che coglieva la gente quando celebrava padre Pio e aveva la netta sensazione di trovarsi sul Calvario!
Si sa che, in seguito alla visita apostolica fattagli da un vescovo nel 1960, Padre Pio ricevette l’ingiunzione di celebrare la Messa nello spazio di tempo che impiegano comunemente i sacerdoti nei giorni feriali: dai venti ai trenta minuti.
Padre Pio, che si era dichiarato subito pronto a mettere in pratica tutti gli altri comandi, di fronte a questo disse che non dipendeva da lui. E intervenne a suo favore l’allora Card. Montini, arcivescovo di Milano (il futuro Paolo VI) il quale disse: “lasciate che Padre Pio celebri la Messa nell’arco di tempo che vuole. Una Messa di Padre Pio vale più di una missione”.
Un sacerdote tuttora vivente mi ha confidato che da giovane era andato a confessarsi da Padre Pio. Gli aveva detto che durante la Messa aveva delle distrazioni. Padre Pio lo rimproverò aspramente e gli disse: “Sei un macellaio!”. Quelle parole ebbero su quel prete un salutare effetto.
Ho letto qualche tempo fa una bella biografia del padre Felice Cappello, gesuita, insigne canonista e ricercato da molti per la confessione, per la direzione spirituale e per avere buoni consigli. Giunto da lui un prete diocesano, visto il modo in cui il padre celebrava, disse: “Oh sì che quella di Padre Cappello è una vera Messa. Al suo confronto le mie mi sembrano tutte dei sacrilegi!”

2. Viene spontaneo domandarsi: che cosa è necessario fare perché la Messa venga celebrata così?
San Carlo Borromeo voleva che i sacerdoti prima della Messa dedicassero mezz’ora all’orazione mentale.
San Giovanni d’Avila voleva che i sacerdoti si preparassero alla Messa con un’ora di preghiera.
Oggi, si dirà, non c’è tutto questo tempo a disposizione del sacerdote.
Eppure il suo modo di celebrare può cambiare la vita di tante persone.

Preghiamo il Signore che ci mandi sacerdoti del genere. Non li meritiamo, come del resto non abbiamo meritato neanche la sua incarnazione e la sua pasqua. Ma umilmente domandiamo lo stesso.

Ti auguro ogni bene. Ti prometto un ricordo nella celebrazione della S. Messa e ti benedico.
Padre Angelo