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Buongiorno Padre Angelo,
stavo leggendo la 1a lettera ai Corinzi e in 14,33-36 è scritto: “Come in tutte le comunità dei santi, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea”.
Preso letteralmente significa che le donne non hanno diritto di parola alle assemblee, cioè quando sono in pubblico.
Cosa significa?
Grazie
Roberto
Caro Roberto,
1. i precetti che troviamo nella Sacra Scrittura non sono tutti del medesimo valore.
Alcuni hanno carattere universale e permanente perché hanno a che fare con il rispetto per la persona. Tali sono ad esempio i dieci comandamenti.
Oppure esprimono esigenze intrinsecamente legate al messaggio evangelico e alla vita di grazia, come ad esempio la povertà di spirito, la ricerca della santificazione, la preghiera perseverante, la concordia e le disposizioni per ricevere i Sacramenti.
Altri invece sono precetti disciplinari, come quello di pregare col capo scoperto per l’uomo o con il capo coperto per la donna (cf 1 Cor 11,7.13).
Sono disposizioni intimamente legate alla sensibilità di una determinata cultura che a quei tempi si riteneva norma universale.
In questo senso San Paolo dice: “Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo” (1 Cor 11,13-15).
2. Altro esempio di precetti disciplinari è quello che tu stesso riferisci ed è quello dato ancora da San Paolo quando dice: “Come in tutte le comunità dei santi, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la Legge” (1 Cor 14,33-34).
Sembrerebbe che le donne debbano tacere sempre.
3. Senonché in 1 Cor 1,5 San Paolo prevede che la donna abbia il carisma della profezia e che lo esprima, sebbene col capo coperto.
Come nota la Bibbia di Gerusalemme quest’affermazione di San Paolo “implica (per la donna) un ruolo di primo piano”.
Implica che la donna profetizzi e pertanto parli.
4. Alcuni precetti disciplinari come quello del portare il velo o del non parlare vanno relativizzati perché sono desunti dal comportamento ordinario della gente di quel tempo.
San Paolo stesso sembra accennare ad un superamento di quel precetto che lui stesso ha ribadito quando dice che la donna profetizzi.
5. Giustamente un documento della Commissione teologica internazionale del 1974 su La morale cristiana e le sue norme scrive: “Non si può, tuttavia, ignorare il fatto che, nel caso di numerosi giudizi di valore morale concreti che si riferiscono a settori particolari di vita, dei giudizi di valore e dei giudizi reali condizionati dall’epoca possono condizionare o relativizzare le prospettive morali.
Se per esempio, gli scritti del Nuovo Testamento considerano la donna nella sua subordinazione all’uomo (cf. 1 Cor 11, 2-16; 14, 33-36 ss.) — il che è comprensibile per l’epoca —, ci sembra tuttavia che, su questo problema, lo Spirito Santo ha condotto la cristianità contemporanea, unitamente al mondo moderno, ad una intelligenza migliore delle esigenze morali del mondo delle persone” (n. 11).
6. In Mulieris dignitatem Giovanni Paolo II scrive: “È universalmente ammesso – persino da parte di chi si pone in atteggiamento critico di fronte al messaggio cristiano – che Cristo si sia fatto davanti ai suoi contemporanei promotore della vera dignità della donna e della vocazione corrispondente a questa dignità.
A volte ciò provocava stupore, sorpresa, spesso al limite dello scandalo: «Si meravigliavano che stesse a discorrere con una donna» (Gv 4, 27), perché questo comportamento si distingueva da quello dei suoi contemporanei. «Si meravigliavano», anzi, gli stessi discepoli di Cristo” (MD 12).
In un Commentario biblico si legge che a quei tempi i rabbini avevano così poca stima per le donne che non volevano che gli uomini parlassero con loro per strada, neanche se erano i loro mariti.
Non c’è da stupirsi che qualche elemento di simile mentalità sia rimasta in alcune disposizioni di carattere disciplinare che non toccano né la fede né la morale.
L’esegesi biblica è fatta anche per questo.
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo