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Quesito

Caro Padre Angelo,
il Concilio di Trento ha definito come dogma di fede che la gerarchia della Chiesa, nei suoi 3 gradi (vescovi – presbiteri – diaconi), è di istituzione divina.
Le vorrei chiedere da dove si evince che Dio ha stabilito in maniera distinta questi 3 gradi, visto che dalle lettere di S. Paolo la parola “vescovi” e la parola “presbiteri” sembrano essere utilizzate come sinonimi, e visto anche che, per quanto riguarda i diaconi, sembrerebbero un’istituzione degli Apostoli, più che divina.
Nella certezza che saprà togliere le difficoltà che Le ho esposto, La ringrazio fin d’ora e Le porgo i miei più sinceri auguri per le festività natalizie ormai prossime.
Davide


Risposta del sacerdote

Caro Davide,
1. il Sacramento dell’Ordine come tutti gli altri sacramenti è stato istituito da Cristo.
I Vangeli riferiscono dell’istituzione degli apostoli da parte di Cristo: “Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni” (Mc 3,13-15).
Ad essi diede il comando di celebrare l’Eucaristia: “Fate questo in memoria de me” (Lc 22,19) e di rimettere i peccati “a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20,23).

2. Gesù non ha avuto bisogno di riti per conferire loro questo potere. Il Signore infatti è al si sopra di tutti i sacramenti ed è il loro istitutore.
Però “parlando delle cose riguardanti il regno di Dio” (At 1,3) deve averli istruiti sul modo di trasmettere ad altri il loro potere.
Si trova infatti una costante nella trasmissione dei divini poteri conferiti da Gesù. Chi li trasferisce, li trasferisce pregando e imponendo le mani sul candidato.
Così avvenne ad esempio per Paolo e Barnaba: “Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono” (At 13,2-3).
Paolo stesso trasmette ad altri il potere ricevuto dagli Apostoli nel medesimo modo. A Timoteo infatti scrive: “Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani” (2 Tm 1,6).
E a Timoteo raccomanda di essere prudente nel trasmettere ad altri il potere conferitogli: “Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui” (1 Tm 5,22).
A Tito scrive: “Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine in quello che rimane da fare e stabilisca alcuni presbìteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato” (Tt 1,5).

3. Parimenti gli apostoli “dopo aver pregato, imposero le mani” (At 6,6)  a sette uomini “di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza” (At 6,3). Sono i primi sette diaconi.

4. Sempre negli Atti degli Apostoli vediamo come gli Apostoli abbiano costituto per ogni comunità degli anziani (che in greco vengono chiamati presbiteroi, presbiteri, preti): “Dopo aver predicato il vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra, Icònio e Antiochia, rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio. Costituirono quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere pregato e digiunato li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto” (At 14,21-23).

5. Pertanto nelle prime comunità cristiane vediamo la presenza degli apostoli che partecipano il loro potere ai presbiteri e ai diaconi.
Diaconato, presbiterato ed episcopato non sono tre sacramenti distinti, ma gradi di un unico sacramento che ha la sua pienezza nell’episcopato ed è partecipato in modo meno completo ai presbiteri e poi, per il servizio, ai diaconi.

6. La bibbia di Gerusalemme nota come inizialmente vescovi e presbiteri sembrano identificarsi e fossero messi dagli Apostoli a capo delle varie comunità.
Ma ben presto assunsero ognuno un significato proprio.
Con la costituzione di un unico episcopo nelle comunità i ruoli si distinsero.
Gli episcopi divennero successori degli apostoli e i presbiteri persone cui erano partecipati alcuni poteri degli episcopi.
Ma ecco il testo integrale della bibbia di Gerusalemme:
“Secondo un costume ereditato dall’antico Israele
(Es 18,13s; Nm 11,16 ecc…) le prime
comunità cristiane, sia a Gerusalemme (At 11,30 ecc..) che nella diaspora (At
14,23; ecc…) avevano a capo un collegio di «presbiteri», anziani (senso
etimologico) o notabili.
Gli «episcopi» (etimologicamente «sorveglianti», cf. At 20,28) che
non sono ancora «vescovi» e appaiono in stretta relazione con i «diaconi» (Fil 1,1; ecc…) sembrano in certi testi (Tt 1,5.7; At 20,17.28) praticamente identici
ai «presbiteri». (…).
Può darsi che gli episcopi siano stati designati, forse a turno, nel collegio dei presbiteri, per occupare certe cariche attive (cf. 1 Tm 5,17).
In ogni modo, i presbiteri e gli episcopi cristiani non sono solo incaricati dell’amministrazione temporale, ma anche dell’insegnamento (1 Tm 3,2; ecc…) e del governo (1 Tm 3,5; Tt 1,7).
Stabiliti dagli apostoli (At 14,23) o dai loro rappresentanti (Tt 1,5) con l’imposizione delle mani (1 Tm 5,22; ecc…), essi hanno un potere carismatico (1 Cor 12,28) e di origine divina (At 20,28).
Avendo i loro titoli prevalso a poco a poco sui titoli analoghi di «presidente» (Rm 12.8;  1 Ts 5,12), di «pastore» (Ef 4,11) di «igùmeno» (Eh 13,7.17.24), questi capi di comunità locali sono gli antenati dei nostri «sacerdoti» e «vescovi», mentre i «diaconi» sono i loro ministri.
Il passaggio da questi episcopi-presbiteri al vescovo capo unico del collegio dei sacerdoti, così come appare chiaramente in sant’Ignazio di Antiochia, ha dovuto attuarsi con la trasmissione a un solo episcopo, in ciascuna comunità, dei poteri che gli stessi apostoli, poi i loro rappresentanti come Tito e Timoteo, esercitavano prima su molte comunità” (nota Tt 1,5).

6. J. Ratzinger e J. Auer sembrano elaborare la teologia di questo sacramento per quanto concerne la sua istituzione proprio da quanto rilevato anche dalla Bibbia di Gerusalemme.
Ecco quanto scrivono in un capitoletto intitolato “L’istituzione del sacramento dell’ordine da parte di Cristo”:
1. La questione dell’istituzione del sacramento dell’ordine da parte di Cristo non è primariamente una questione del segno sacramentale, ma piuttosto della realtà del sacerdozio ministeriale stesso per cui questa questione viene posta soprattutto a partire dalla riforma.
C’è uno speciale sacerdozio ministeriale oltre al sacerdozio universale di tutti i fedeli in virtù del battesimo (1 Pt 2,9)?
Se Cristo ha affidato la sua dottrina e la sua opera, la sua chiesa, indistintamente a tutti i suoi uditori, che dovevano credere in lui, allora anche la questione del sacramento dell’ordine è illusoria.
Secondo la testimonianza degli evangeli tuttavia Cristo, negli anni della sua attività pubblica, dalla schiera dei settanta discepoli ha scelto dodici, i quali per il loro compito già nella chiesa primitiva vennero chiamati – secondo Luca dallo stesso Gesù – ‘‘apostoli‘‘, cioè inviati, incaricati, plenipotenziari (Mt 10,1-4; Mc 3,13-19; Lc 6,12-16).
Egli li istruì sui misteri del regno di Dio (Mt 13,11; Mc 4,11; Lc 8,10), diede loro incarichi particolari insieme a poteri speciali: essi dovevano annunciare il suo evangelo nel mondo intero (Mt 28,19; Mc 16, 15);
dovevano amministrare il battesimo (Mt 28,19; Mc 16,16), celebrare l’eucarestia (Lc
22,19; 1 Cor 11,24: Fate questo in memoria di me!»), rimettere i peccati (Gv 20,23).
Egli promise loro un
ampio potere di sciogliere e di legare, che comprende il potere pastorale di insegnare e di
governare (Mt 18,18; cfr. Mt. 16,18s.).
Trasmise la missione, che egli aveva ricevuto dal
Padre, agli apostoli (Gv 17,18; 20,21) e li fornì della sua autorità (Mt 10,40; Lc 20,16).
Soprattutto il fatto
che il risorto abbia ancora istruito e inviato i suoi apostoli (At 1,1-8; Mc 16,14-18; Mt
28,16-20) può farci comprendere che l’elezione e la missione riguardano soltanto questi
dodici e nessun altro.
Essi costituiscono il fondamento della chiesa (cfr. Ef 2,20; 3,5), le
dodici pietre fondamentali delle mura della nuova Gerusalemme (At 21,14).
2. L’ecclesiologia ci farà vedere come fin dall’inizio Cristo abbia stabilito una certa struttura della chiesa e come questa struttura debba essere conservata lungo il tempo fino al ritorno del Signore. Questa struttura fondamentale della chiesa dà il diritto di parlare di una «istituzione del sacramento dell’ordine da parte di Cristo» anche là dove gli apostoli abbiano desunto al riguardo un rito della prassi contemporanea di Israele, del popolo
veterotestamentario di Dio, come segno del conferimento di un ufficio.
Il potere di fare ciò deve essere implicito nella missione data da Cristo agli apostoli, in quanto questa missione non significa soltanto una distinzione personale, ma piuttosto la destinazione a un ufficio che regge la struttura ecclesiastica creata da Cristo. In ciò non è importante anzitutto il particolare carattere di segno di questo rito dell’imposizione delle mani (che in Israele era usato anche come rito sacrificale). È sufficiente che mediante lo stesso rito in Israele venissero costituiti i rabbini e gli anziani, che venissero quindi investiti come successori di uffici essenziali del tardo giudaismo.
Il particolare senso simbolico del rito viene determinato dalla figura interna della chiesa stessa: con questa imposizione delle mani avviene l’investitura del ministero della chiesa istituito da Cristo, una investitura che rappresenta e opera insieme la comunicazione della grazia dell’ufficio che ne è connessa e la trasmissione dei doveri e diritti impliciti in questo ufficio” (J. Auer – J. Ratzinger,  I sacramenti della Chiesa, pp. 421-423).

Ti auguro oggi bene, ti ricordo al Signore ti benedico.
padre Angelo