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Quesito

Salve carissimo Padre Angelo!
Le scrivo per porle due quesiti che da tempo oramai mi stanno assillando notevolmente.
Il primo concerne il rapporto con la mia morosa, che spesso viene sempre fuori.
Premetto che quello che desidero nel rapporto con lei è poter attendere fino al matrimonio per giungere alla piena e vera donazione di sé, oggi tanto svilita a un mero atto ginnico, ma non tanto perché la chiesa dice che (quasi il compito del cristiano fosse adempiere farisaicamente alla legge) quanto più perché quello che desidero rispetto al rapporto con lei è davvero trattarla con verità non riducendola a un oggetto di cui disporre e riconosco che ciò può avvenire solo attraverso un impegno che si è preso nel matrimonio al quale e nel quale vi è la possibilità più vera di donarsi completante l’un l’altro.
Ora, spesso ultimamente, nonostante questo mio grande e fermo desiderio, condiviso sia da me che dalla mia ragazza, mi è capitato di trovarmi in situazione che mi hanno un po’ messo in crisi.
 Venendo al dunque, io e la mia ragazza non siamo mai andati oltre il bacio, anche perché sappiamo entrambi che se ciò dovesse accadere sarebbe un mero e triste usarsi, che entrambi non desideriamo, come d’altronde nessuno può desiderare di essere usato.
(…) la amo troppo questa ragazza per poterla ridurre e usarne come un oggetto della mia libido (anche se riconosco la debolezza della mia carne, e mi rendo conto che è un continuo cammino dello sguardo).
Io sempre mi sono chiesto, coscienzioso che la modalità che la chiesa suggerisce di vivere i rapporti prematrimoniali e non, è la modalità che tiene in conto tutti i fattori della mia persona e che dunque quel che mi suggerisce è per il mio bene, quanto fosse lecito (…).
E a seguito dell’interrogativo, c’è sempre stata una grande crisi, tanto che quando ciò accade non sapendo se sia materia di peccato o meno (che non è per me la trasgressione di una regola, ma dire coscientemente di no a Cristo che mi chiama ora e che è presente framezzo il nostro rapporto) non mi sono accostato alla comunione andando alla santa messa. Nel dubbio mi sono astenuto.
Ora porgo a lei la questione certo di una sua risposta chiara. (…).
Certo di una sua risposta, la ringrazio anticipatamente e le chiedo di pregare fortemente per me, perché possa il Signore Gesù conquistarmi sempre e sempre più.
Io farò lo stesso per lei.
Grazie mille Padre Angelo, un abbraccio!


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. sono giunto a risponderti a un anno di distanza dalla tua mail. Me ne dispiace sinceramente e te ne domando scusa.
Per la prima domanda ti rimando prevalentemente al motore di ricerca del nostro sito. Vi puoi trovare diverse risposte.
Desidero tuttavia sottolineare alcune espressioni da te scritte.
La prima: “Io sempre mi sono chiesto, coscienzioso che la modalità che la chiesa suggerisce di vivere i rapporti prematrimoniali e non, è la modalità che tiene in conto tutti i fattori della mia persona e che dunque quel che mi suggerisce è per il mio bene”.
Sì, quanto la Chiesa insegna sulla purezza degli affetti, sebbene ad uno sguardo superficiale possa dare l’impressione di proibire o di togliere qualcosa, in realtà è tutto ordinato a conservare e ingrandire l’affetto vicendevole.
Puoi toccare con mano incessantemente quanto siano vere le parole divine che si trovano nella Sacra Scrittura a proposito dell’osservanza dei comandamenti di Dio: “Abbiate cura perciò di fare come il Signore, vostro Dio, vi ha comandato. Non deviate né a destra né a sinistra; camminate in tutto e per tutto per la via che il Signore, vostro Dio, vi ha prescritto, perché viviate e siate felici e rimaniate a lungo nella terra di cui avrete il possesso” (Dt 5,32-33).

2. Per questo ti esorto ad essere sempre pieno di fiducia nei confronti di Dio e del suo insegnamento sia per la tua vita di fidanzamento sia in futuro per la vita matrimoniale.
Quanto sarebbe bello se tu potessi sempre riconoscere ciò che si legge nel salmo 119, che la Bibbia di Gerusalemme definisce “uno dei monumenti più caratteristici della pietà israelita alla rivelazione divina”: “Di ogni cosa perfetta ho visto il limite, ma la tua legge non ha confini” (Sal 119,96).
Questo stupore porterebbe ad amarla sempre di più per scrutare la ricchezza, la profondità e la bellezza dei sentimenti che dischiude.
Anche tu allora potresti dire sempre: “Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando” (Sal 119,97) e: “Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici, perché sempre mi accompagna. Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti” (Sal 119,98-100).

3. È un insegnamento ordinato non soltanto a conservare la purezza degli affetti e a ingrandirli sempre di più, ma soprattutto ad essere santi e ad essere sempre più uniti al Signore. Perché questo è lo scopo ultimo degli affetti umani, anche quelli dei fidanzati e degli sposi.
Come sarebbe bello se tu potessi essere santamente orgoglioso di esserti sempre fidato di Dio e poter dire: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino.
Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia” (Sal 119,105-106).
L’espressione: “i tuoi precetti di giustizia” vuol dire “i tuoi precetti di santità”.

4. Ci saranno tentazioni nella tua vita, come del resto nella vita di ogni persona, perché il nostro “nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare” (1 Pt 5,8). Per questo è necessario essere sobri e vigilare (cfr. Ib.).
Il cristiano non deve mai dimenticare che il suo avversario, come leone affamato, va in giro cercando chi far cadere attraverso la seduzione di un’apparente bontà per portarlo ad essere infelice, a rovinare le più belle e più sante amicizie e a perdere soprattutto la comunione con Dio e con il paradiso, che è la cosa più bella che si possa sperimentare nella vita presente, oltre che in quella futura.

5. C’è poi un’altra tua espressione che desidero sottolineare a proposito di un’eventuale materia di peccato, del quale dici giustamente: “non è per me la trasgressione di una regola, ma dire coscientemente di no a Cristo che mi chiama ora e che è presente framezzo il nostro rapporto”.
Sì, è vero. Il peccato apparentemente può sembrare solo la trasgressione di una regola. In realtà è un dire no a Cristo e alla sua vita in noi.
Le parole che Marta ha riferito di nascosto a Maria in occasione della risurrezione di Lazzaro: “Il Maestro è qui e ti chiama” (Gv 11,28) dovremmo sentirle sempre risuonare di nascosto all’orecchio del nostro cuore.
Il Maestro è qui e ti chiama”: è meglio per noi ascoltare la sua chiamata piuttosto che quella del nostro nemico, che quando viene, viene “per rubare per uccidere e per distruggere” (Gv 10,10).
Il Maestro è qui e ti chiama”: per darti la vita e dartela in abbondanza (cfr. Gv 10,10).
Il Maestro è qui e ti chiama”: per farti assistere a qualcosa che fa scoppiare il cuore dalla gioia come nel caso della risurrezione di Lazzaro.

Ti ringrazio per questa bella testimonianza di vita.
Con l’augurio che tu possa essere conquistato sempre di più da Gesù Cristo e che, seguendolo, tu possa essere luce del mondo e sale della terra, mentre ti ringrazio per la preghiera promessa che mi è particolarmente preziosa, ti assicuro la mia preghiera, che cercherò di rendere la più fervorosa possibile, e ti benedico.
Padre Angelo