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Quesito
Caro Padre Angelo,
vista la Sua chiarezza e competenza, mi rivolgo a Lei per avere una delucidazione sul dogma dell’Immacolata Concezione (anche se siamo più vicini alla festa dell’Assunta!).
Il Beato Pio IX nella Ineffabilis Deus, per “dimostrare” il dogma, fa riferimento anche al cosiddetto Protovangelo contenuto nella Genesi (“Porrò inimicizia tra te e la donna…”), dicendo che Maria ha schiacciato la testa al serpente.
Gli esegeti dicono però che, stando al testo ebraico della Bibbia e non alla Vulgata, a schiacciare la testa del serpente non sarebbe la donna, ma il figlio di lei.
Ora, visto che la Vulgata, in cui il soggetto sembra invece essere la donna, ha influito anche sul pensiero dei Padri a riguardo alla Concezione Immacolata di Maria, e i Padri a loro volta hanno influito sul pensiero della Chiesa per arrivare alla definizione dogmatica, potrebbe spiegarmi perché il dogma non viene intaccato?
So benissimo e credo che il dogma rimane vero e rimane dogma, non intendo cioè metterlo in dubbio. Solo vorrei avere anche la spiegazione.
In altre parole Le chiedo: se qualche argomentazione, che veniva usata per “dimostrare” un dogma (un qualsiasi dogma, non solo quello dell’Immacolata), si rivela poi essere inesatta, in che modo esso rimane dogma?
La saluto e la ringrazio molto per le numerose risposte che Lei pazientemente mette a disposizione di tutti.
Davide
Risposta del sacerdote
Caro Davide,
1. il riferimento che Pio IX fa al ProtoVangelo non è inesatto.
La Bolla “Ineffabilis Deus” che proclama il dogma dell’Immacolata concezione riporta per tre volte Gn 3,15: “Porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la stirpe di lei”.
E commenta: “In questo oracolo i padri e gli Scrittori ecclesiastici videro prefigurati Cristo e sua madre, e l’ostilità dei due contro il demonio”.
La perfetta ostilità di Maria è dovuta all’assenza di macchia.
Si legge nel preambolo della definizione: “E certo era del tutto conveniente che una madre così venerabile risplendesse sempre adorna dei fulgori della santità più perfetta e immune interamente dalla macchia del peccato originale, riportasse il più completo trionfo sull’antico serpente”.
2. Questo versetto viene detto ProtoVangelo (primo Vangelo) perché contiene la prima promessa del Messia liberatore.
La tradizione cristiana e giudaica è unanime nel riconoscere che qui si parla del Messia.
3. Il problema nasce dall’“essa” ti schiaccerà la testa”.
Questo “essa” si riferisce alla stirpe di lei, e cioè a Cristo, al Messia.
Mentre nella tradizione comune per “essa” si intendeva la donna.
Il latino “ipsa conteret” (lei schiaccerà) veniva attribuito alla donna.
Ed è per questo che Pio IX nella Bolla Ineffabilis Deus, nella parte conclusiva, esorta ad avere “la più fiduciosa speranza nella beatissima Vergine che, tutta bella e immacolata, ha schiacciato il capo velenoso del crudelissimo serpente, ed ha portato la salvezza al mondo”.
4. Ma a ben vedere non è un errore che cambia del tutto il significato, perché Maria è intimamente associata all’opera di Cristo.
La stirpe, e cioè Cristo, è legata a quella “donna”.
Per questo Giovanni Paolo II in una splendida catechesi sulla Madonna ha detto: “Abbiamo già avuto modo di ricordare in precedenza come questa versione non corrisponda al testo ebraico, nel quale non è la donna, bensì la sua stirpe, il suo discendente, a calpestare la testa del serpente.
Tale testo attribuisce quindi, non a Maria, ma a suo Figlio la vittoria su Satana.
Tuttavia, poiché la concezione biblica pone una profonda solidarietà tra il genitore e la sua discendenza, è coerente con il senso originale del passo la rappresentazione dell’Immacolata che schiaccia il serpente, non per virtù propria ma della grazia del Figlio” (30 maggio 1996).
Dunque per l’intima solidarietà tra Cristo e sua madre, in cui i santi Padri hanno voluto vedere il nuovo Adamo e la nuova Eva, quest’opera è compiuta da tutti e due.
Non a pari livello e come autonomamente, perché “l’Immacolata schiaccia il serpente, non per virtù propria ma della grazia del Figlio”, come si vedrà.
5. Tuttavia l’immunità della Madonna dal peccato originale non è basata solo su questo versetto, ma molto di più sulle parole che lo precedono.
Il versetto inizia così: “Porrò inimicizia fra te e la donna”
Dunque qui viene stabilita tra la perfetta inimicizia tra la Madonna e il peccato.
Dice ancora Giovanni Paolo II nella menzionata catechesi: “Nel medesimo testo biblico viene inoltre proclamata l’inimicizia tra la donna e la sua stirpe da una parte e il serpente e la sua discendenza dall’altra.
Si tratta di un’ostilità espressamente stabilita da Dio, che assume un rilievo singolare se consideriamo il problema della santità personale della Vergine.
Per essere l’inconciliabile nemica del serpente e della sua stirpe, Maria doveva essere esente da ogni dominio del peccato. E questo fin dal primo momento della sua esistenza” (Ib.).
6. Giovanni Paolo II riprende l’insegnamento di Pio XII il quale nell’enciclica Fulgens corona, pubblicata nel 1953 per commemorare il centenario della definizione del dogma dell’Immacolata Concezione, aveva detto: “Se in un determinato momento la beatissima
Vergine Maria fosse rimasta privata della grazia divina, perché contaminata nel suo concepimento dalla macchia ereditaria del peccato, tra lei e il serpente non ci sarebbe stata
più – almeno durante questo periodo di tempo, per quanto
breve fosse – quell’eterna inimicizia di cui si parla dalla tradizione primitiva fino alla solenne definizione dell’Immacolata Concezione, ma piuttosto un certo asservimento”.
E conclude: “L’assoluta ostilità stabilita da Dio tra la donna e il demonio postula quindi in Maria l’Immacolata Concezione, cioè
una assenza totale di peccato, sin dall’inizio della vita” (Ib.).
7. Si deve notare ancora questo: che l’Immacolata Concezione, prima ancora di essere un privilegio e una perfezione di Maria, è una vittoria strepitosa operata da Cristo.
Perché anche Maria è stata redenta.
È stata redenta perché è stata “preservata per speciale privilegio e in vista dei meriti di suo Figlio” perché doveva essere degna Madre di Dio.
È stata una redenzione così grande e portentosa per la quale Cristo ha concesso a Maria non solo di riportare sempre e dovunque vittoria sul peccato ma anche di essere sua compagna – sebbene in forma subalterna e derivata – nell’opera della redenzione.
Per questo Maria è corredentrice ed è per questo che insieme a Cristo e con la forza derivante da Cristo schiaccia la testa al serpente.
8. Ed ecco la conclusione di Giovanni Paolo II: “Il Figlio di Maria ha riportato la vittoria definitiva su Satana e ne ha fatto beneficiare in anticipo la Madre, preservandola dal
peccato.
Di conseguenza il Figlio le ha concesso il potere di resistere al demonio, realizzando così nel mistero dell’Immacolata Concezione il più notevole effetto della sua opera redentrice” (Ib.).
9. Mi poni infine un’altra questione: se le motivazioni portate per suffragare un dogma si rivelano inesatte, in che conto si deve tenere il dogma?
Abbiamo visto, alla luce di Giovanni Paolo II, che l’interpretazione di Pio IX non è inesatta.
E tuttavia anche qualora fosse stata inesatta va detto che il Magistero della Chiesa ha carattere autoritativo.
Ciò significa che il Magistero della Chiesa vincola indipendentemente dalle motivazioni addotte.
Queste saranno sempre perfezionabili e talvolta se ne potrebbe addirittura mostrare l’inadeguatezza.
Ma la conclusione, e cioè la sentenza del Magistero, rimane inalterata.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo