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Quesito
Padre Angelo buongiorno.
Ho letto in diversi libri della comunione dei santi.
Può spiegarmi in cosa consiste di preciso e come prenderVi parte?
Grazie e un caro saluto.
Stefano
Risposta del sacerdote
Caro Stefano,
1. L’espressione «comunione dei santi» designa due realtà: una di persone, l’altra di beni.
2. Nel primo senso è l’unione spirituale in Cristo di tutti i santi del cielo, delle anime del purgatorio e dei fedeli ancora pellegrini sulla terra.
Vengono detti santi perché tutti sono attualmente vivificati dalla grazia, dalla linfa stessa di Cristo, dalla sua vita divina.
Costituiscono l’unica Chiesa di Cristo, sebbene vivano in situazioni diverse.
Alcuni sono definitivamente nella Chiesa del Cielo (in passato si parlava di Chiesa trionfante), alcuni sono pellegrini su questa terra (in passato si parlava di Chiesa militante), altri ormai sono definitivamente in grazia e tuttavia sono bisognosi di purificazione per poter entrare in paradiso (in passato si parlava di Chiesa trionfante).
Tutti infatti costituiamo l’unico corpo di Cristo e tutti siamo alimentati dalla stessa linfa divina.
3. Nel secondo senso è l’intercomunione dei beni spirituali, delle realtà soprannaturali, che si attua fra tutti i membri della Chiesa celeste, pellegrina sulla terra e in stato di purificazione.
4. Con termini molto vigorosi il Concilio Vaticano II ha parlato di questa mirabile comunione tra i “Santi”, tra tutti coloro che vivono in grazia.
Nella Lumen gentium dice: “Fino a che dunque il Signore non verrà nella sua gloria, accompagnato da tutti i suoi angeli (cfr. Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cfr. 1 Cor 15,26-27), alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, compiuta questa vita, si purificano ancora, altri infine godono della gloria contemplando «chiaramente Dio uno e trino, qual è».
Tutti però, sebbene in grado e modo diverso, comunichiamo nella stessa carità verso Dio e verso il prossimo e cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti infatti quelli che sono di Cristo, avendo lo Spirito Santo, formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti in lui (cfr. Ef 4,16).
L’unione quindi di quelli che sono ancora in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è minimamente spezzata; anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dallo scambio dei beni spirituali.
A causa infatti della loro più intima unione con Cristo, gli abitanti del cielo rinsaldano tutta la Chiesa nella santità, nobilitano il culto che essa rende a Dio qui in terra e in molteplici maniere contribuiscono ad una più ampia edificazione (cfr. 1 Cor 12,12-27).
Ammessi nella patria e presenti al Signore (cfr. 2 Cor 5,8), per mezzo di lui, con lui e in lui non cessano di intercedere per noi presso il Padre offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini (cfr. 1 Tm 2,5), servendo al Signore in ogni cosa e dando compimento nella loro carne a ciò che manca alle tribolazioni di Cristo a vantaggio del suo corpo che è la Chiesa (cfr. Col 1,24).
La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine” (LG 49).
5. E ancora: “La Chiesa di coloro che camminano sulla terra, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana coltivò con grande pietà la memoria dei defunti e, «poiché santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati», ha offerto per loro anche suffragi.
Che gli apostoli e i martiri di Cristo, i quali con l’effusione del loro sangue diedero la suprema testimonianza della fede e della carità, siano con noi strettamente uniti in Cristo, la Chiesa lo ha sempre creduto; li ha venerati con particolare affetto insieme con la beata vergine Maria e i santi angeli e ha piamente implorato il soccorso della loro intercessione.
A questi in breve se ne aggiunsero anche altri, che avevano più da vicino imitata la verginità e la povertà di Cristo e infine altri, il cui singolare esercizio delle virtù cristiane e le grazie insigni di Dio raccomandavano alla pia devozione e imitazione dei fedeli” (LG 50).
6. In forza di questa intima unione fra tutti coloro che vivono in grazia “il frutto di tutti i sacramenti appartiene così a tutti i fedeli, i quali per mezzo dei sacramenti stessi, come altrettante arterie misteriose, sono uniti e incorporati in Cristo” (Catechismo Romano, 118).
Pertanto è bello pensare che quando riceviamo la grazia nei sacramenti in quel momento insieme con noi ne beneficia tutta la Chiesa
“Soprattutto il Battesimo è al tempo stesso porta per cui si entra nella Chiesa e vincolo dell’unione a Cristo. …
Seguono al Battesimo prima l’Eucaristia, e poi gli altri sacramenti; se infatti il nome di « comunione » conviene a tutti i sacramenti, in quanto ci uniscono a Dio e ci fanno partecipi della sua vita mediante la grazia, più propriamente però esso si addice all’Eucaristia che in modo del tutto speciale attua questa intima e vitale comunione soprannaturale” (Ib.).
7. Sulla comunione vicendevole dei beni e dei meriti insiste anche il Catechismo della Chiesa Cattolica che riprende un passo molto bello di San Tommaso: “Poiché tutti i credenti formano un solo corpo, il bene degli uni è comunicato agli altri…
Allo stesso modo bisogna credere che esista una comunione di beni nella Chiesa.
Ma il membro più importante è Cristo, poiché è il Capo… Pertanto, il bene di Cristo è comunicato a tutte le membra; ciò avviene mediante i sacramenti della Chiesa” (San Tommaso d’Aquino, Expositio in symbolum apostolicum, 10.)
8. “Va infine rilevato che il cristiano veramente tale nulla possiede di così strettamente suo che non lo debba ritenere in comune con gli altri, pronto quindi a sollevare la miseria dei fratelli più poveri; è infatti chiaro che non possiede la divina carità colui che, fornito di sostanze, non aiuta il fratello bisognoso (cfr. Gv 3,17).
Non rimane che far notare quale profondo e intimo senso di gioia pervade il cuore di coloro che effettivamente vivono questa sublime comunione di vita spirituale, così da dover esclamare: Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti! L’anima mia languisce e brama gli atri del Signore 1… i Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi!” (Sal 83,2-5) (Catechismo Romano, 120).
Ti auguro di poter fruire continuamente della grazia e dei meriti di tutti coloro coi quali sei congiunto nella grazia di Cristo.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo