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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
mi può spiegare esattamente qual è la differenza dal punto di vista morale tra chi ricorre ai metodi naturali e chi invece ricorre alla contraccezione?
Ho capito per sommi capi la liceità del primo caso e l’immoralità del secondo ma ho bisogno di maggiori chiarimenti.
La pace
Alessandro
Terza puntata prosegue dal precedente quesito leggilo adesso
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
ecco la terza puntata della mia trattazione.
Mentre ti auguro buona lettura, ti saluto cordialmente e ti benedico.
Padre Angelo
VI. La contraccezione va a toccare l’intimo nucleo della persona, qual è quello della sessualità. E poiché la vita umana è un tutto unitario, la mancanza di autodominio in questo settore si riflette in un’assenza di autodominio anche in altri settori, come nel bere, nel parlare, nell’osservare i propri doveri religiosi, nel sopportare pazientemente i disagi e i rovesci della vita…
La castità coniugale, invece, fa sì che una persona sia signora di se stessa innanzitutto nella sfera più fragile ed intima, qual è quella dei sentimenti e dello stimolo sessuale, e poi quasi per dilatazione di cerchi concentrici in tutto il resto: nel parlare, che non sarà mai sciocco e volgare; nelle relazioni con gli altri, mai ridotti a strumento di libido; nella capacità di farsi dono nei confronti di tutti; nella fedeltà ai propri doveri familiari, civili, religiosi; nel mangiare e nel bere. In una parola, in tutta la vita personale e di relazione.
VII. La contraccezione, poiché modifica interiormente il significato del gesto coniugale trasformandolo da mutuo regalo o dono a rapporto che appaga l’attrazione fisica, facilmente può bloccare l’amore nell’orizzonte della sensualità, che ne diventa in definitiva la tomba.
E, quando nel rapporto sponsale viene a mancare il di più, risulta facile trovare conforto, dialogo, stima e comprensione nelle relazioni extraconiugali.
La castità, invece, favorisce il dialogo, l’ascolto dell’altro, un imparare ad attendere i suoi tempi, dato che l’altro non sempre si trova disponibile all’unione coniugale.
Quando i coniugi avvertono lo stimolo sessuale e non possono attualizzarlo, sono indotti a cercare altre espressioni di affetto, quali ad esempio il parlare insieme, pregare…
Giovanni Paolo II osserva che la castità arricchisce l’amore, facendolo diventare più grande: “Se la castità coniugale (e la castità in genere) si manifesta dapprima come capacità di resistere alla concupiscenza della carne, in seguito essa gradualmente si rivela quale singolare capacità di percepire, amare e attuare quei significati del ‘‘linguaggio del corpo’, che rimangono del tutto sconosciuti alla concupiscenza stessa e che progressivamente arricchiscono il dialogo sponsale dei coniugi, purificandolo, approfondendolo ed insieme semplificandolo.
Perciò quell’ascesi della continenza, di cui parla l’enciclica (HV 21), non comporta l’impoverimento delle ‘‘manifestazioni affettive, anzi le rende più intense spiritualmente, e quindi ne comporta l’arricchimento” (24.10.1984).
Paolo VI nell’HV aveva detto: “Il dominio dell’istinto, mediante la ragione e la libera volontà, impone indubbiamente un’ascesi… Ma questa disciplina, propria della purezza degli sposi, ben lungi dal nuocere all’amore coniugale, gli conferisce invece un più alto valore umano. Esige un continuo sforzo, ma grazie al suo benefico influsso i coniugi sviluppano integralmente la loro personalità, arricchendosi di valori spirituali: essa apporta alla vita familiare frutti di serenità e agevola la soluzione di altri problemi; favorisce l’attenzione verso l’altro coniuge, aiuta gli sposi a bandire l’egoismo, nemico del vero amore, ed approfondisce il loro senso di responsabilità. I genitori acquistano con essa la capacità di un influsso più profondo ed efficace per l’educazione dei figli; la fanciullezza e la gioventù crescono nella giusta stima dei valori umani e nello sviluppo sereno ed armonico delle loro facoltà spirituali e sensibili” (HV 21).
Qualcuno, però, accusa la continenza periodica di chiedere agli sposi di “fare l’amore col calendario”. Questo toglierebbe la spontaneità all’amore, introducendovi l’artificiosità.
C’è tuttavia da chiedersi di quale spontaneità si tratti. Di quella degli istinti? L’amore umano non può essere ridotto ad un fatto istintuale, simile ad altri dell’organismo umano! Non è questa la spontaneità dell’amore. Il vicendevole trasporto è certamente necessario, ma va guidato dalla ragione. Solo così diventa un amore tra persone.
Per il fatto che due persone sono sposate non si può concludere che sono diventate immuni dalla concupiscenza della carne. Ricorda la Sacra Scrittura: “Il talamo sia senza macchia” (Eb 13,4).
Circa il calendario: va riconosciuto che il calendario è un segno del dominio dell’uomo sul tempo che fugge. Gli animali non ne fanno uso. Lo subiscono e basta.
L’uomo, invece, ne fa grande uso: si pensi alla programmazione del lavoro, al succedersi dell’orario scolastico, alla celebrazione delle feste, all’andare in ferie… Che dire, poi, delle tenerezze e dei regali che la gente si scambia in occasione del Natale, dell’onomastico, del compleanno? Chi oserebbe affermare che tutti quei gesti siano privi di spontaneità perché hanno tenuto conto del calendario?
Questo significa che l’uomo, proprio perché è razionale, è capace di suscitare emozioni vere, profonde e durature, al di là del richiamo degli istinti e delle passioni.
VIII. La contraccezione riduce il rispetto per la donna: da soggetto, cui donare il proprio amore e da arricchire col dono di sé, facilmente viene degradata ad oggetto. Il fine non è più lei, ma il piacere.
La strumentalizzazione risulta più evidente in alcune tecniche contraccettive, come ad esempio nello IUD e anche nella pillola.
Nella castità coniugale il rispetto viene avvertito in maniera molto forte. La donna si accorge che il marito sa attendere, che la rispetta. E per questo accresce la stima e l’affetto per lui.
Il rispetto, qui come in ogni altro settore della vita, è la condizione imprescindibile per cui si possa parlare di amore, di fiducia, di stima. Nel rispetto è racchiusa la venerazione e la consapevolezza della dignità del prossimo.