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Quesito

Caro Padre Angelo,
La Divina Commedia può essere considerata anche un’opera teologica?
Un cordiale saluto.
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
la Divina Commedia rimane essenzialmente un’opera poetica, anche se in essa si riflette chiaramente la teologia cattolica.
Nelle sue opere Dante si rivela un profondo conoscitore della teologia.
Benedetto XV, nel sesto centenario della morte di dante, nell’Enciclica a lui dedicata “In praeclara” (30.4.1921) scrive:
“Nato in un’epoca in cui fiorivano gli studi filosofici e teologici, per merito dei dottori scolastici, i quali raccoglievano le più belle opere del passato per trasmetterle ai posteri dopo averle improntate del loro genio sottile, Dante, in mezzo alla grande varietà di opinioni, prese a somma guida Tommaso d’Aquino, principe della Scolastica.
E a questo maestro, il cui genio intellettuale fu caratterizzato dal titolo di «Angelico», che egli deve tutto ciò che gli rivelarono la filosofia e la speculazione teologica, senza che d’altronde egli trascurasse alcun ramo di conoscenza o di scienza, né abbreviasse le lunghe ore consacrate alla meditazione delle sacre Scritture e degli scritti dei Padri.
Munito «una cultura universale, e soprattutto versato nella scienza sacra, egli trovò, quando ebbe presa la risoluzione di scrivere, nello stesso ambito della religione un campo quasi infinito aperto al suo talento di poeta, e argomenti della più sublime portata.
Senza dubbio conviene ammirare l’incredibile vastità e la possanza del suo genio; ma bisogna ricordarsi che grande parte della sua forza gli fu ispirata dal Soffio della fede divina: e ciò spiega come l’opera di Dante debba la sua bellezza tanto ai molteplici splendori della verità divina rivelata quanto a tutte le risorse dell’arte.
Infatti tutta la sua Commedia – che meritatamente fu chiamata «divina» – non ha infine altro scopo, anche negli elementi di finzione e d’immaginazione e nelle reminiscenze profane che racchiude in parecchi punti, se non quello di esaltare la giustizia e la provvidenza di Dio, il quale regge il mondo nel tempo e nell’eternità e assegna agli individui e alle comunità le ricompense o i castighi, secondo i loro meriti.
Quindi in questo poema sono magnificamente esaltate, e in perfetta conformità con la fede cattolica, l’augusta Trinità di Dio uno, la redenzione del genere umano compiuta dal Verbo di Dio incarnato, l’immensa bontà e la generosità della vergine Maria, Madre di Dio, e la beatitudine celeste degli eletti, angeli e uomini; infine, tra il paradiso e l’inferno, la dimora delle anime, che una volta consumato il periodo dell’espiazione, vedono schiudersi il cielo davanti a loro. E, attraverso tutto il poema, si constata come una sapientissima mente presieda all’esposizione di questi e di altri dogmi cattolici”.
Continua poi Benedetto XV: “Poiché Dante ha fabbricato tutto l’edificio del suo poema sul fondamento della religione, non è da meravigliarsi che in esso si trovi, come una preziosa miniera di dottrina cattolica, la quintessenza della filosofia e della teologia cristiane…
La più bella lode che gli si possa tributare è di essere stato un poeta cristiano, cioè d’aver trovato accenti quasi divini per cantare le istituzioni cristiane di cui egli contemplava con tutta l’anima la bellezza e lo splendore, comprendendole magnificamente, e ritenendole sua stessa vita. Coloro che osano negare a Dante questo elogio e non vedono nella trama religiosa della Divina commedia se non un romanzo di immaginazione, senza fondo verità, sottraggono senza dubbio al nostro Poeta la sua più bella corona e il fondamento degli altri suoi titoli di merito”.

Ti saluto, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo