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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
non l’avevo ancora ringraziata per la gentile risposta alle mie domande che mi ha dato più di un mese fa e che molto mi ha fatto pensare.
Vorrei ora tornare sull’argomento del discernimento della vocazione religiosa. Lei mi dice che ci si deve sentire tagliati per quello stato e provarne gioia. A me pare infatti di non poter trovare la gioia sopra la terra in nessun altro posto che nella vita religiosa, il mondo mi è solo un peso per quante buone e belle cose possa avere, ed è vero che a provocarmi la sofferenza indicibile di cui le ho parlato sono gli impedimenti esterni messe da altre persone che sembrano insormontabili e la difficoltà per il discernere dove Dio mi vuole perchè sono un po’ fragile di salute.
C’è un posto al quale mi sento particolarmente attratta e dentro al mio cuore mi sembrerebbe che è quello il mio luogo ma è lì dove non mi danno il consenso per entrare per la mia salute, tuttavia mi capita che per quanto cerco di scacciarne il pensiero esso torna sempre lì e il mio cuore prova una interiore certezza che Dio è il Signore dell’impossibile, è può rendermi capace di vivere quella vita. L’anno scorso feci il ritiro ignaziano intero, in assoluto silenzio, chiedendo a Dio di scacciare questo desiderio o di adempierlo se era suo perchè mi è motivo di profonda sofferenza interiore. Durante il ritiro feci di tutto per disprezzarlo e distruggerlo per trovarmi qualche altra vocazione ma purtroppo durante le lunghe ore di preghiera non capivo altro che Dio mi voleva solo là e ciò avvolto in una grandissima gioia come è quella di colui che possiede già la grazia (io gioisco per la tua promessa, futura, come uno che trova, adesso, grande tesoro) purtroppo tornata in me da tanta gioia e pace mi sono ritrovata ancora lontana dal luogo dei miei desideri…
Alla fine dello scorso anno feci un’esperienza in un altra comunità, forse anche migliore di quella delle mie brame, mi sforzavo appunto per vedere quanto ne era migliore dell’altra e forzare la mia volontà per entrare li dove è umanamente possibile perchè la salute non è un fattore essenziale, dato che ci sono molte dispense; ma il mio cuore ne provava un blocco, mentre andavo alla preghiera era come se il mio spirito si rifiutasse di restare li. Poi mi sentii male, ed ebbi molti disturbi fisici durante quel tempo. Tuttavia pensando con realismo che quello è possibile e l’altro no, ed essendo ormai stufa di restare in questo mondo dove le mie aspirazioni vengono come soffocate ed i pericoli per un’anima debole come la mia sono tanti, promisi di tornare per iniziare il periodo di aspirantato. Tornata a casa l’idea di tornare là mi divenne fonte di sofferenza, fu allora che un amico carmelitano mi scrisse di non farlo perchè lui è convinto che io abbia vocazione carmelitana e che mi avrebbe aiutato ad entrare, poi una suora che sta fondando un nuovo istituto mi ha detto che vorrebbe che io ne facessi parte, e così altre comunità; ma il guaio è che a nessuna di esse mi sento chiamata, ma solo là dove per il momento pare non possa andare. Quindi dovevo partire questo mese per l’aspirantato, ma ho tuttavia ritardato la partenza per vederci chiaro, pare però che più voglio capire cosa fare più mi sento immersa nella confusione, e come paralizzata in tutte le direzioni, anche se il mio cuore continua ad avere quest’unico anelito verso quella prima comunità. Penso e prego tante volte la serva di Dio Magdeleine di Gesù, fondatrice delle Piccole sorelle di Gesù, il cui motto era "Gesù è il Signore dell’impossibile" e la serva di Dio Teresita de Quevedo di cui vorrei prendere il motto, lei infatti diceva alla Madonna che amava tantissimo "Madre mia, fa che chi veda me guardi Te" forse è un po’ presuntuoso dirlo io farlo mio, ma mi pare la sintesi della dottrina di S.Luigi M Grignon de Montfort.Poi la serva di Dio Suor Nazzarena che realizzò una vocazione più impossibile che la mia, "la reclusione per 30 o 40 anni. Che loro vogliano avere pietà di me e intercedere per me.
Desidererei molto una sua risposta, ma so che la cosa è molto complicata così che se non è  possibile almeno voglia ricordarmi al Signore in questo momento di scelta così difficile e sofferto.
Le prometto che, come posso, prego per Lei e per il suo bel ministero verso di noi giovani
Gesù e la Madonna la benedicano in loro indegnissima
Mina


Risposta del sacerdote

Carissima Mina,
è difficile per me rispondere alla tua situazione.

1. Il primo criterio che ti darei è quello di affidarti al tuo direttore spirituale. Lui deve esser l’interprete della volontà di Dio per te.
Non averne più di uno, perché diversamente rimarresti disorientata.

2. Se un istituto non ti prende per motivi di salute, vuol dire che ha i suoi motivi. Infatti entrare e chiedere subito di esser dispensati da questo o quello è un pò contraddittorio.
Diverso è il discorso per chi è entrato in buone condizioni di salute, ma poi con l’avanzare degli anni o il manifestarsi di altri acciacchi o incidenti è impedito a vivere secondo la regola. Questo è già messo nel conto, fin dall’inizio. La salute non sorregge per sempre e bisogna pure alzare i tacchi da questo mondo!

3. Tuttavia, può darsi che le tue condizioni non siano così gravi da impedire di entrare nell’istituto di vita consacrata per il quale ti senti attratta e che il Signore permetta l’ostinazione di quelle Suore in vista di beni più grandi.
 Per santa Rita si sa che il Signore permise l’ostinazione delle monache, ma poi ha fatto tutto Lui, sicché le monache hanno solo dovuto prendere atto delle disposizioni divine e tenere presso di loro la Santa.

4. Non saprei che dire della proposta del Carmelitano. Lui ti conosce meglio di me e può darsi che ci sia del vero nella sua intuizione.

Invoca la Madre del buon Consiglio, vedrai che non ti lascerà per strada per sempre.
Assicuro la mia preghiera a questa stessa Madre e ti benedico.
Padre Angelo