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Caro Padre Angelo,
è la seconda volta che le invio questo messaggio; mi scuso per il disturbo.
Cercavo una risposta rassicurante in merito a quello che dice Suor Faustina nel suo Diario: questa apprende dalle sue locuzioni interiori che la contemplazione di Dio in paradiso aumenta in proporzione alla quantità di volte in cui si è fatta una comunione sulla terra, naturalmente nella corretta maniera.
Se ciò è vero, allora che ne sarà di coloro che hanno dimenticato Dio o che lo hanno riscoperto in ritardo?
Potranno tornare a godere di Dio in paradiso come prima della loro riconciliazione o dovranno temere già sulla terra che il frangente del purgatorio non basta a riempire il vuoto causato dalla mancanza di comunioni bene accette?
Grazie per la risposta e Dio la benedica per questo lavoro che fa nel rispondere alle esigenze altrui!


Risposta del sacerdote

Carissimo, 
1. il grado della visione beatifica che si gode in cielo è proporzionato al grado più alto di carità o di grazia raggiunto sulla terra.
Ora mediante la Santa Comunione viene dato un accrescimento della grazia.
Pertanto, se è ben fatta, la Santa Comunione aumenta il grado di grazia sulla terra e conseguentemente aumenta il grado di gloria nel paradiso.

2. San Tommaso d’Aquino dice che l’Eucaristia aumenta la grazia per quattro motivi, tutti e quattro legati al motivo per cui Cristo si è incarnato.
Primo: “L’effetto di questo sacramento si deve dedurre prima e principalmente da ciò che è contenuto in questo sacramento, ossia da Cristo.
Egli, come venendo visibilmente nel mondo portò ad esso la vita, secondo le parole evangeliche: “Grazia e verità sono state donate da Gesù Cristo” (Gv 1,17); così venendo sacramentalmente nell’uomo produce la vita della grazia, conforme alle parole del Signore: “Chi mangia me, vivrà di me” (Gv 6,57).
Secondo, l’effetto di questo sacramento si deduce da ciò che il sacramento rappresenta, ossia la passione di Cristo. Ebbene, l’effetto che la passione di Cristo produsse nel mondo, questo sacramento lo produce nel singolo uomo. Per cui il Crisostomo commentando il testo evangelico, “Ne uscì subito sangue e acqua”, scriveva: “Poiché di là hanno inizio i sacri misteri, quando ti accosti al calice tremendo, accostati come se tu dovessi bere allo stesso costato di Cristo”. E il Signore medesimo afferma: “Questo è il mio sangue che per voi sarà sparso per la remissione dei peccati” (Mt 26,28).
Terzo, l’effetto di questo sacramento si rileva dal modo in cui esso viene offerto, cioè sotto forma di cibo e di bevanda. Tutti gli effetti, quindi, che il cibo e la bevanda materiali producono nella vita del corpo, cioè sostentamento, sviluppo, riparazione e gusto, li produce anche questo sacramento nella vita spirituale. Di qui le parole di Sant’Ambrogio: “Questo è il pane della vita eterna, che sostenta la sostanza dell’anima nostra”. E il Crisostomo afferma: “A noi che lo desideriamo egli si offre, perché lo possiamo e palpare e mangiare e abbracciare”. Ecco perché il Signore stesso ha affermato: “La mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda” (Gv 6,55).
Quarto, l’effetto di questo sacramento si desume dalle specie sotto le quali ci viene dato. Osserva Sant’Agostino in proposito: “Il Signore nostro ci affidò il suo corpo e il suo sangue servendosi di sostanze che devono la loro unità a una pluralità di cose: la prima infatti”, cioè il pane, “diviene un’unica sostanza da molti grani; la seconda”, cioè il vino, “lo diviene dal confluire di molti chicchi di uva”. E per questo altrove esclama: “O sacramento di pietà, segno di unità, o vincolo di carità!”.
Ora, considerando che Cristo e la sua passione sono causa di grazia, e che la refezione spirituale e la carità non si possono avere senza la grazia, risulta da quanto abbiamo detto che questo sacramento conferisce la grazia” (Somma teologica, III, 79, 1).

3. Più avanti scrive: “Ne segue perciò che, quando si riceve realmente il sacramento stesso, la grazia aumenti e la vita soprannaturale raggiunga la sua perfezione.
Diversamente però da quanto avviene nel sacramento della cresima, in cui la grazia aumenta e si perfeziona, per consentirci di resistere contro gli assalti esterni dei nemici di Cristo.
Nell’Eucarestia invece aumenta la grazia e si perfeziona la vita soprannaturale, in modo che l’uomo sia perfetto in se stesso mediante l’unione con Dio” (Ib., ad 1).

4. Ugualmente San Tommaso afferma che questo sacramento causa il raggiungimento della gloria, della visione beatifica perché “contiene Cristo che ci apre l’ingresso alla vita eterna (Eb 9,15) e perché la refezione e l’unità significata del pane e del vino saranno possedute perfettamente nella gloria (cfr. Somma teologica, III, 79, 2).
Aggiunge tuttavia: “Come la passione di Cristo non ha il suo effetto in coloro che non sono debitamente disposti verso di essa, così con questo sacramento non raggiungono la gloria coloro che lo ricevono indegnamente. Sant’Agostino in proposito, commentando San Giovanni, afferma: “Altra cosa è il sacramento e altra la virtù del sacramento. Molti prendono dall’altare, e prendendo muoiono. Mangiatelo dunque spiritualmente il pane celeste, portate all’altare l’innocenza”. Non c’è dunque da meravigliarsi se coloro che non conservano l’innocenza, non conseguono l’effetto di questo sacramento” (Ib., ad 2).

5. Le affermazioni di Santa Faustina, come si vede, sono perfettamente concordi con l’insegnamento della Chiesa. Anche questo è un segno dell’autenticità di questa rivelazione privata.

6. È vera pertanto la tua considerazione finale: coloro che non si cibano dell’Eucaristia e preferiscono rimanere nel peccato mortale non sanno il male che si fanno e che cosa perdono.
Tuttavia per il grande fervore con cui si accostano successivamente alla Santa Comunione possono giungere ad un livello alto di grazia e conseguentemente di beatitudine nella vita futura.

7. Con l’augurio di poterti nutrire tutti i giorni dell’Eucaristia (è l’augurio in assoluto più bello e più fruttuoso di tutti!) e con un fervore e una grazia sempre più grande ti benedico e ti ricordo nella preghiera. 
Padre Angelo