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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
da tempo seguo con interesse la questione dei cambiamenti climatici cercando di capire, per quanto mi è possibile, la sua evoluzione. Le confesso che, come credente e praticante impegnato in Azione Cattolica, ho provato un certo imbarazzo leggendo l’Esortazione Apostolica “Laudate Deum”.
Nel capitolo 1. “La crisi climatica mondiale” mi sembra che faccia proprie le posizioni del IPCC, (International Panel for Climate Change) attribuendo la causa dei cambiamenti climatici, e i conseguenti disastri, principalmente alle attività antropiche. Inoltre esprime giudizi negativi e per certi versi sprezzanti,  nei confronti degli scienziati che hanno posizioni diverse, tra i quali il Prof. Franco Prodi che seguo con interesse e del quale ho molto gustato la conferenza ai “Colloqui Domenicani”.
Mi rendo conto che non può essere stato il Santo Padre direttamente a mettere insieme tutti i dati che sono li riportati, non prendendo minimamente in considerazione il punto di vista di altri scienziati che hanno pieno titolo per esprimere un autorevole punto di vista differente.
Resta il fatto che l’Esortazione Apostolica è un documento del Magistero della Chiesa ed è firmato dal Papa.
Ho una certa età e fino ad oggi per me i documenti del Magistero, ancor più se firmati dal Papa, non si discutevano, andavano letti, meditati e seguiti.
Questa situazione  mi crea disagio perché è il Papa che parla attraverso la sua Esortazione Apostolica, ma in coscienza, mentre apprezzo il forte richiamo alla tutela dell’ambiente, non riesco a condividere la posizione espressa nel Capitolo 1, a proposito della crisi climatica mondiale.
Mi scuso ancora per il disturbo, ma sentivo il bisogno di condividere questi miei pensieri.
Ringraziandola per l’attenzione le auguro ogni bene e la saluto molto cordialmente.
Antonio

Caro Padre Angelo buona giornata.
Ho un quesito da porle anche da parte di tanti ragazzi ormai tutti uomini e alcuni anche sacerdoti.
Tutti suoi ex allievi.
Strade diverse ma tutti abbiamo in comune i valori e i dogmi della fede compreso quello che: “…il Papa non si tocca!”.
Non nego che alcune volte ci sentiamo quantomeno in imbarazzo.
Purtroppo in discussioni terra terra siamo in difficoltà. Ci mancano argomenti convincenti.
Non sempre la Speranza di un mondo migliore basta a saziare ansie e difficoltà per padri e madri, anche anziani che fanno fatica a mangiare per tutto il mese.
L’esortazione apostolica Laudate Deum spesso la sentiamo male interpretata e stridere con le realtà dure dei giorni nostri.
I grandi temi del nostro tempo sembrano raccontati a metà anche dalla Chiesa.
Cose a volte taciute sembra per opportunità o quasi perché ricattati o ricattabili.
Immigrazione non controllata per non dire favorita poco o per niente denunciata.
Cambiamento climatico come sola responsabilità dell’uomo. (…).
Cosa dire?
Cosa fare?
La benedico davvero e la raccomando al Signore. 
Fraternamente Luca


Risposta

Carissimi Antonio e Luca, 
1. i dati di carattere scientifico non sono di pertinenza del magistero della Chiesa.
Il Papa non intende e non più obbligare nessuno a prenderli come un dato che abbia garanzia da parte di Nostro Signore.
L’ambito del magistero è quello della fede e della morale.

2. Il problema climatico e ambientale indubbiamente ha attinenza con la morale.
Sotto questo aspetto il Papa fa bene a richiamare l’attenzione e il dovere di tutti.
Il Concilio Vaticano II ricorda che “la Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l’anima della società umana, destinata a rinnovarsi in Cristo e a trasformarsi in famiglia di Dio” (Gaudium et spes 40). 
Poi soggiunge: “Certo la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di ordine politico, economico e sociale: il fine infatti che le ha prefissato è di ordine religioso.
Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono un compito, una luce e delle energie, che possono contribuire a costruire e consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina” (GS 42).
Precedentemente Giovanni XXIII aveva detto: “Benché dunque la Chiesa abbia innanzitutto il compito di santificare le anime e di renderle partecipi dei beni di ordine soprannaturale, essa è tuttavia sollecita delle esigenze del vivere quotidiano degli uomini, non solo quanto al sostentamento e alle condizioni di vita, ma anche quanto alla prosperità e alla civiltà nei suoi molteplici aspetti e secondo le varie epoche” (Mater et Magistra 4).

3. Vale anche per il problema climatico e ambientale quanto ha detto il Santo Papa Paolo VI: “la Chiesa non ha soluzioni tecniche da offrire” (Populorum progressio 87) e che “di fronte a situazioni tanto diverse ci è difficile pronunziare una parola unica e proporre una soluzione di ordine universale.
Del resto non è questa la nostra ambizione e neppure la nostra missione” (Octogesima adveniens 4).

4. Ugualmente si è espresso il Santo Papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Laborem exercens quando ha affermato: “Alla vigilia di nuovi sviluppi nelle condizioni tecnologiche, economiche e politiche… non spetta alla Chiesa analizzare scientificamente le possibili conseguenze di tali cambiamenti (…). 
La Chiesa però ritiene suo compito di richiamare la dignità e i diritti degli uomini del lavoro e di stigmatizzare le situazioni in cui essi vengono violati di contribuire ad orientare questi cambiamenti perché si avveri un autentico progresso dell’uomo e della società” (LE 1).

5. L’Istruzione su libertà cristiana e liberazione della Congregazione per la dottrina della fede ricorda che “l’insegnamento sociale della Chiesa verte essenzialmente sull’aspetto etico della vita sociale” (n. 72).
Tiene nel debito conto gli aspetti tecnici dei problemi, “ma sempre per giudicarli dal punto di vista morale” (Ib.).

6. Un importante documento della Congregazione per l’educazione cattolica intitolato “La dottrina sociale della chiesa nella formazione sacerdotale” sottolinea che “l’esame dei documenti fa rilevare che la dottrina sociale della Chiesa contiene numerosi giudizi sulle situazioni concrete, le strutture, i sistemi sociali e le ideologie” (n. 49) e aggiunge che “è ovvio che la formulazione di giudizi morali su situazioni, strutture e sistemi sociali non riveste lo stesso grado di autorità che è proprio del magistero della Chiesa quando si pronuncia in merito ai principi fondamentali” (Ib.).

7. E ricorda che quando la Chiesa “emette un giudizio, può avvalersi di tutti gli aiuti che possono offrire le scienze, per esempio dei dati empirici criticamente avvalorati, sapendo bene tuttavia che non è suo compito analizzare scientificamente la realtà e le possibili conseguenze dei cambiamenti sociali. Ciò vale sia per la chiesa universale come per le chiese particolari” (Ib., 50).
E che “l’analisi sociologica non sempre offre un’elaborazione oggettiva dei dati e dei fatti, in quanto essa, già in partenza può trovarsi soggetta ad una determinata visione ideologica e ad una ben strategia politica” (Ib., 50).

Vi benedico e vi ricordo nella preghiera.
Padre Angelo