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Quesito
Caro Padre Angelo,
Le chiedo se l’altare della reposizione è obbligatorio oppure nasce come tradizione popolare. Come nasce all’interno della chiesa?
La ringrazio e le rinnovo i miei sinceri auguri di una santa Pasqua.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. celebrare la liturgia del giovedì Santo con la Santa Messa in Cena Domini comporta da se stesso l’esigenza di stare insieme col Signore.
È il giorno in cui il Signore ha istituito l’Eucaristia.
Per questo la liturgia della Chiesa stabilisce che vi sia un tabernacolo (non dice altare) ove riporre il Santissimo Sacramento per l’adorazione dei fedeli e anche per conservare le particole consacrate per la liturgia del venerdì santo, giorno in cui non si celebra la Messa e pertanto non si può consacrare.
2. Una Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, della Congregazione per il culto divino stabilisce al n. 54 che “la processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si facciano in quelle chiese in cui il Venerdì Santo non si celebra la Passione del Signore”.
3. Al termine della Santa Messa in Cena Domini in passato si svolgeva una solenne processione.
La disciplina liturgica prevedeva minuziosamente tutte le persone che dovevano essere interessate con un ruolo particolare.
In un antico testo di liturgia si legge: “Per la processione i sette suddiaconi, i sette diaconi e i dodici sacerdoti precedono i canonici parati, in mezzo ai quali si trova il prete assistente.
Il porta-pastorale ed i turiferari camminano davanti al baldacchino, sotto cui prendono posto i diaconi assistenti ai lati del Prelato.
Il cameriere, che sostiene il cereo del Prelato, cammina alla destra del primo dei sacerdoti che portano il baldacchino.
I porta-insegna seguono il Celebrante”.
4. Attorno a quest’adorazione la pietà popolare ha manifestato in molti modo la propria sensibilità.
“Per un processo storico, non
ancora del tutto chiarito nelle sue varie fasi, il luogo della reposizione è stato considerato
quale «santo sepolcro»; i fedeli vi accorrevano per venerare Gesù che dopo la deposizione
dalla Croce fu collocato nella tomba, dove rimase per circa quaranta ore” (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 141).
5. Quando si parlava di santo sepolcro (e se ne parlò fino alla riforma della settimana santa attuata da Pio XII) si era soliti visitare i sepolcri.
Si facevano sette visite per riparare le tante ingiurie fatte a Gesù nei sette viaggi della sua passione.
6. Il Direttorio su pietà popolare e liturgia scrive: “È necessario che i fedeli siano illuminati sul senso della reposizione: compiuta con austera solennità e ordinata essenzialmente alla conservazione del
Corpo del Signore per la comunione dei fedeli nell’Azione liturgica del Venerdì Santo e per Viatico degli infermi, è un invito all’adorazione, silenziosa prolungata, del mirabile Sacramento istituito in questo giorno.
Pertanto, in riferimento al luogo della reposizione, si eviti il termine di «sepolcro », e nel suo allestimento, non venga conferito ad esso l’aspetto di un luogo di sepoltura; infatti il tabernacolo non deve avere la forma di un sepolcro o di un’urna funeraria: il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso senza farne l’esposizione con l’ostensorio.
Dopo la mezzanotte del Giovedì Santo, l’adorazione si compie senza solennità, essendo già iniziato il giorno della Passione del Signore” (n. 41).
Ti auguro di una buona e Santa Pasqua, ricca di grazie e di pace.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo