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Quesito

Caro Padre Angelo,
Le porgo la seguente domanda: tra quelli terapeutici e quelli voluti, gli aborti sono migliaia all’anno.
Ebbene, si pone un problema che ha generato molte controversie. Considerando che un feto viene abortito per la maggior parte delle volte prima dei 4 mesi di gravidanza come si pone la Chiesa relativamente alla identità del feto abortito? E’ una persona a tutti gli effetti dotata di anima? Se sì, quale sarà il suo destino agli occhi di Dio?
Io mi sono posto una spiegazione parziale. Essendo che in Dio l’immagine della persona non creata è già esistente dal principio, nel momento in cui la persona creata, comincia la sua formazione acquista con i giorni il suo essere persona. Tale feto, è già una potenziale persona. Nel momento in cui viene interrotta la gravidanza, l’essenza della persona è già lì, per cui l’anima di tale persona dopo la morte viene completamente “sviluppata” dalla potenza divina. E’ una spiegazione possibile?
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti.
Renato


Risposta del sacerdote

Caro Renato,
rispondo per punti alla tua domanda.

1. Per persona la Chiesa intende un essere costituito di corpo e di anima spirituale.
Pertanto poiché il feto è costituiti di corpo e di anima spirituale fin dal primo istante del suo concepimento, è persona umana.
Su questo la Chiesa non ha alcun dubbio.

2. Mi chiedi quale sarà il destino eterno dei bambini abortiti.
Quanto la Chiesa insegna sulla sorte dei bambini morti senza Battesimo si può applicare anche per i bambini abortiti.
Ecco che cosa dice il Catechismo della Chiesa cattolica: “Quanto ai bambini morti senza Battesimo, la Chiesa non può che affidarli alla misericordia di Dio, come appunto fa nel rito dei funerali per loro. Infatti, la grande misericordia di Dio che vuole salvi tutti gli uomini e la tenerezza di Gesù verso i bambini, che gli ha fatto dire: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite» (Mc 10,14), ci consentono di sperare che vi sia una via di salvezza per i bambini morti senza Battesimo. Tanto più pressante è perciò l’invito della Chiesa a non impedire che i bambini vengano a Cristo mediante il dono del santo Battesimo” (n. 1261).
Ma Giovanni Paolo II, nell’enciclica Evangelium vitae, è andato ancora più in là: “Un pensiero speciale vorrei riservare a voi, donne che avete fatto ricorso all’aborto. La Chiesa sa quanti condizionamenti possono aver influito sulla vostra decisione, e non dubita che in molti casi s’è trattato d’una decisione sofferta, forse drammatica. Probabilmente la ferita nel vostro animo non si è ancor rimarginata. In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimane profondamente ingiusto. Non lasciatevi prendere, però, dallo scoraggiamento e non abbandonate la speranza. Sappiate comprendere, piuttosto, ciò che si è verificato e interpretatelo nella sua verità. Se ancora non l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiducia al pentimento: il Padre di ogni misericordia vi aspetta per offrirvi il suo perdono e la sua pace nel sacramento della Riconciliazione. Vi accorgerete che nulla è perduto e potrete chiedere perdono anche al vostro bambino, che ora vive nel Signore” (EV 99).

3. Dici infine che il “feto è già una potenziale persona”.
No, il feto è una persona in atto. Si tratta infatti di un essere umano vivo e distinto da quello della madre, con un patrimonio cromosomico proprio.
È un essere razionale, anche se per ora non è ancora in grado di ragionare (nello stesso modo in cui una persona in coma è razionale, anche se in quel momento non è in grado di ragionare).
Il feto, se vuoi, è un potenziale medico, un potenziale ingegnere. Ma è persona in atto.
Poiché poi la salvezza che il Signore ci offre è di ordine soprannaturale, si richiede che il bambino, nel momento in cui entra in Paradiso, venga trasformato nella sua anima, e cioè che venga santificato e reso in rado di partecipare alla vita e alla gloria di Dio.
Penso che tu abbia alluso a questo nelle due ultime righe della tua domanda.

Ti ringrazio per la fiducia accordata, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo