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Quesito

Carissimo P. Angelo Bellon

mi chiamo Alessio e le scrivo questa email per chiederle una domanda riguardo a quello che spiega il Vangelo di Matteo quando dice che:

 

1. "Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso sarà sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: "Pazzo", sarà destinato al fuoco della Geènna.

 

A. Mi chiedo quando Gesù dice questo, quando si riferisce dicendo: Chi poi dice al fratello: "Stupido", dovrà essere sottoposto al sinedrio? Che cosa si riferisce Gesù per sinedrio?

 

B. Ma chiunque dice "Pazzo" al proprio fratello deve essere destinato all'inferno? Anche se lo dice in maniera tanto per dirla o per scherzo o per esclamazione, deve essere destinato all'inferno? E se si confessa magari chiedendo perdono può salvarsi dall'inferno?

 

2. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: "Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti". Ma io vi dico: non giurare affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: "Sì, sì", " No, no"; il più viene dal Maligno.

 

A. Che cosa vuol dire questa parola del Vangelo di Matteo?

Le chiedo gentilmente queste spiegazioni, la ringrazio e che Dio la benedica sempre per le sue risposte,

saluti cordiali

Alessio


Risposta del sacerdote

Caro Alessio,

1. per comprendere bene il significato del primo versetto che mi hai riportato è necessario ricordare il precedente: “Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio” (Mt 5,21).

Giudizio” era il tribunale composto di 23 persone che risiedeva in ogni città e giudicava in maniera inappellabile le piccole cause. Per le cause più gravi si ricorreva al Sinedrio.

Il Sinedrio invece era il supremo tribunale della nazione giudaica.

Risiedeva in Gerusalemme ed era composto da 70 uomini. Giudicava le cause più importanti e comminava le pene più dure, come la lapidazione.

I membri del Sinedrio venivano eletti tra i sommi sacerdoti, fra gli scribi e i capi del popolo.

 

2. Il Signore con quanto esprime in Mt 5,22 fa osservare quanto gravi siano i peccati contro la carità.

Il Signore li ritiene commessi contro se stesso: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me»” (Mt 25,40).

 

3. Tuttavia va ricordato che la parola “stupido” può essere pronunciata in doppio modo.

Talvolta nel nostro linguaggio è sinonimo di sbadataggine e non ha tutta la gravità indicata nelle parole evangeliche.

Talvolta invece può essere detta in maniera seria e come grave ingiuria.

È in questo senso che si deve intendere quanto ha detto il Signore.

Pertanto se viene detta “tanto per dirla o per scherzo o per esclamazione” non è niente.

 

4. Con la seconda proibizione il Signore vuole che tra i suoi ci sia tale sincerità da non dover ricorrere al giuramento.

Il giuramento è un atto col quale si chiama Dio a testimone della verità di quello che si sta dicendo o promettendo.

I Farisei e gli Scribi insegnavano che quando per giurare si usavano formule in cui non si invocava espressamente Dio, non si contraeva alcun obbligo e si poteva non mantenere la parola data.

Gesù respinge questo modo di fare e fa capire che anche quando si giura per il cielo, per la terra… si chiama Dio come testimone.

E, se si agisce diversamente, non solo si compie un atto falso, ma anche un sacrilegio.

Gesù pertanto non dice che il giuramento sia cosa cattiva perché in determinate circostanze può essere un bene.

Questa necessità proviene dalla debolezza e dall’incostanza dell’uomo, ferito dal peccato originale (“il di più viene dal maligno”, o “dal male”).

 

5. La Bibbia di Gerusalemme commenta: “sì? si; no? No”: questa formula, apparentemente ben conosciuta (cf. 2 Cor 1,17; Gc 5,12), può spiegarsi in diversi modi:

1. veracità: se è sì, dite sì; se e no, dite no;

2. sincerità; il sì della bocca (o il no) corrisponda al sì (o al no) del cuore;

3 solennità: la ripetizione del sì o del no sarebbe una forma solenne di affermazione o di negazione, che deve bastare e dispensare dal correre al giuramento che impegna la divinità”.

 

Invoco anch’io Il Signore per te perché ti benedica.

Insieme con lui ti benedico anch’io e ti assicuro la mia preghiera.

Padre Angelo