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Quesito

Caro Padre Angelo,
Potrebbe spiegarmi come la Chiesa è pervenuta a ritenere come verità di fede la perpetua (anche durante e dopo il parto) verginità della Madonna?
Quali Padri della Chiesa l’hanno configurata e con quali argomentazioni?
Su di essi ha forse influito il protovangelo apocrifo di Giacomo dove è descritta la nascita di Gesù e l’accertamento della verginità della Madonna anche dopo il parto?
Nell’imminenza della Festa del Cristo Risorto, Le porgo il mio cordiale saluto.
Alessandro


Risposta del sacerdote

Caro Alessandro,
1. La dottrina sulla perenne verginità di Maria si è sviluppata a partire dal fatto che Maria è Madre di Dio. Ha concepito il Figlio di Dio secondo la carne per opera dello Spirito Santo.
I dati del vangelo di Matteo e di Luca su questo punto sono espliciti.
Prima ancora dell’incarnazione del Verbo, Maria aveva espresso il proposito di rimanere vergine: come è possibile questo dal momento che non conosco uomo?
Ma tu mi chiedi come si sia sviluppato il pensiero sulla verginità durante il parto e dopo il parto.

2. Per la verginità durante il parto
Nella S. Scrittura non vi sono affermazioni esplicite. Vi sono tuttavia diverse allusioni molto significative.
1. La prima  è offerta da Is 7,14: “La vergine concepirà e partorirà”, ripreso da Mt 1,23. È vergine sia colei che concepisce che colei che partorisce.
2. Una seconda è data da Lc 2,7: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”. L’insistenza su Maria che ha fatto tutto da sola è un indizio molto significativo che il suo parto non fu doloroso, ma miracoloso. Questa è l’interpretazione di molti Santi Padri e teologi antichi e moderni.
3. I. De la Potterie fa riferimento anche a Gv 1,13 con versione al singolare, come scrivono molti codici antichi, dove si afferma che Gesù è stato generato “non dai sangui (ouk ex aimatwn),ma da Dio” (Gv 1,13).
I sangui sono le perdite di sangue cui va normalmente soggetta la donna quando partorisce. Queste, secondo la mentalità biblica, rendevano impura la donna.
Allora Gesù è nato senza effusione di sangue. Ciò significa che Maria diede alla luce il Verbo incarnato con parto indolore, non accompagnato da spargimento di sangue.
La stessa convinzione è documentata dalla tradizione della chiesa in maniera impressionante, sia in oriente che in occidente. Già dal sec. II si hanno le testimonianze del Protovangelo di Giacomo (cap. 19-20), dell’Ascensione di Isaia (XI,7-14), delle Odi di Salomone (19,6-10) e di Ireneo (Adversus Haereses IV,33.11).

3. Sono molto forti anche le testimonianze della tradizione
Cirillo di Gerusalemme, Ambrogio, l’Ambrosiaster, Gregorio Magno, Ildefonso di Toledo, Beda, Aimone di Halberstadt, la Glossa ordinaria… definiscono la nascita di Gesù come santa, cioè pura, incontaminata, incorrotta, monda, immacolata.
In altre parole, il parto di Gesù avvenne senza quella perdita di sangue che causava l’impurità rituale in ogni partoriente, a norma della tradizione veterotestamentaria.
È interessante ricordare, poi, che secondo il pensiero giudaico, uno dei fenomeni che avrebbero contrassegnato l’era del messia sarebbe stato appunto quello del parto immune da sofferenze fisiche. Una delle testimonianze più significative ci viene dall’Apocalisse di Baruc, contemporanea agli scritti giovannei (fine I sec. – inizio II sec.). In essa si legge che quando il Messia avrà assoggettato il mondo intero e regnerà per sempre in pace, “le donne non soffriranno più durante la gravidanza e sparirà l’affanno quando dovranno dare alla luce il frutto del loro seno”(73,1.7).
La perenne verginità di Maria è simboleggiata dalla triplice stella di cui sono ornate tante immagini mariane, soprattutto dell’oriente.

4. La verginità dopo il parto
La Scrittura tace su questo terzo aspetto della verginità di Maria: non l’afferma e non lo nega.

– In proposito non si può negare che alcuni testi sembrano portare in latra direzione, come ad esempio quello relativo ai fratelli di Gesù.
Nei vangeli e negli Atti sono menzionati più volte, in forma generica, i fratelli di Gesù, oppure le sorelle di lui.
Due passi (Mc 6,3 e Mt 13,55) riferiscono i nomi di quattro fratelli: Giacomo, Josès (Mc) o Giuseppe (Mt), Simone e Giuda. Chi sono?
Il magistero della chiesa vede in essi dei parenti di Gesù in senso largo (ad es., dei cugini).
Le prove che sostengono simile identificazione sono le seguenti.
Se alcuni autori del NT parlano di fratelli e sorelle di Gesù, mai però li presentano come “figli di Maria”. Della Vergine si dice solo che è “madre di Gesù”.
– Inoltre è universalmente noto che nei testi semitici o di influenza semitica l’accezione dei termini ‘fratello’ o ‘sorella’ è assai più larga che nelle nostre lingue moderne perché indica anche gradi di parentela più lontana.
– In particolare, poiché l’ebraico e l’aramaico non avevano un termine specifico per dire “cugino, nipote, cognato”, non di rado si ricorreva alla parola ‘fratello’, oppure si ricorreva all’uso di circonlocuzioni prolisse e complicate, quali “figlio del fratello del padre”.
– Giacomo e Joses (i primi due “fratelli di Gesù” nominati in Mc 6,3 e Mt 13,55) erano figli di una Maria, diversa dalla madre di Gesù. Lo attesta Mc 15,40: “C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Joses, e Salome…”.
Più avanti questa Maria è chiamata “Maria (madre) di Giacomo” (16,1). Mt 27,56 la ricorda ugualmente come “madre di Giacomo e di Josès”, e poi come “l’altra Maria” (27,61; 28,1). Lc 24,10 fa menzione di “Maria, quella di Giacomo” (verosimilmente la stessa persona).
– In Gv 19,25ss Gesù agonizzante affida Maria al suo discepolo prediletto, Giovanni. Questo è stato considerato dai padri come una constatazione sensibile del fatto che Maria non ebbe alcun altro figlio, perché in tal caso sarebbe stato strano che l’avesse affidata ad un estraneo.

5. Vi è poi il passo di Mt 1,25 che suona letteralmente così: “Ed egli (Giuseppe) non la conosceva, finché non diede alla luce un figlio”. Verrebbe da concludere che dopo la nascita di Gesù Giuseppe abbia consumato il matrimonio con Maria, la quale avrebbe quindi avuto altra prole.
Già i padri della Chiesa ricordavano che nella bibbia si usano spesso simili espressioni, che non possono essere interpretate alla lettera.
Ad esempio in Gen 28,15 Dio dice a Giacobbe: “Non ti abbandonerò, finché non avrò compiuto tutto quello che t’ho detto”. Va da sé che Dio proteggerà Giacobbe anche dopo il compimento della promessa.
Così pure in 2 Sam 6,23: “Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli finché non morì”. Sarebbe ridicolo credere che, da morta, Mikal avesse avuto dei figli.
Così in Sal 110,1: “Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi”. Ma il re cui è diretto questo oracolo divino, siederà alla destra di Dio anche dopo la vittoria sui nemici.
Anche in Mt 28,20: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. Ma anche dopo Cristo sarà con i suoi; anzi, in misura maggiore di prima, poiché il regno si realizzerà in pienezza.
Analogamente, il ‘finché’ di Mt 1,25 non comporta che Giuseppe avesse rapporti carnali con Maria dopo la nascita di Gesù. L’intento dell’evangelista è quello di dimostrare che Gesù è figlio di Davide (Mt1,1), nonostante non abbia padre umano (Mt 1,18-25). È  invece fuori dalla sua visuale la questione della verginità di Maria dopo il parto. Matteo non offre argomenti né pro né contro.

6. Vi è infine il passo di Lc 2,7: “Diede alla luce il suo figlio primogenito. Alcuni ragionano così: se Gesù è il primogenito di Maria, vuol dire che non era l’unico di lei.
A dire il vero, dalla letteratura ebraica conosciamo vari esempi in cui un figlio primogenito è anche unigenito. Si veda il parallelismo di Zc 12,10: “Ne faranno il lutto come si fa lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.
Nelle Antichità bibliche dello pseudo-Filone (sec. I d.C.) la figlia di Jefte è chiamata sia primogenita che unigenita (39,11).
E un epitaffio sepolcrale, datato al 28 gennaio del 5 a. C., scoperto nel 1922 nella necropoli giudaica di Tell el Yehudieh, fa dire alla defunta Arsinoe: “Ma la sorte, nei dolori del parto del mio figlio primogenito, mi condusse al termine della vita”. Sebbene questa giovane mamma morisse al primo parto, il suo figlio è detto ugualmente ‘primogenito’.
Inoltre secondo la bibbia, il primo figlio, anche se unico, è qualificato come primogenito perché soggetto all’obbligo del riscatto (Es 13,2.12; Nm 18,15-16). Pertanto anche Gesù, essendo il primogenito di sua madre (Lc 2,7), verrà presentato al tempio per questo rito (Lc 2,22-24).

7. La tradizione della Chiesa è unanime anche su questo punto
Ignazio di Antiochia († c. 110) dice che Gesù Cristo è “nato veramente da una vergine”. “Il nostro Dio Gesù Cristo fu portato in seno da Maria secondo l’economia di Dio… E rimase occulta al principe di questo secolo la verginità di Maria e il suo parto, come pure la morte del Signore: tre clamorosi misteri, che furono compiuti nel silenzio di Dio”.
Giustino († c. 165), che difende la divinità di Cristo di fronte ai giudei e ai pagani, afferma il carattere unico del concepimento di Gesù: “Nessuno mai, all’infuori del nostro Cristo, è stato generato da vergine”. Per lui Maria è la Vergine (Dialogo con Trifone, 43,7).
Origene († 254) è favorevole alla perpetua verginità di Maria, ritenendo “ben fondata” la difesa della “dignità di Maria, che consiste nell’essersi conservata in verginità fino alla fine, affinché quel corpo destinato a servire alla parola … non conoscesse alcun rapporto sessuale con un uomo, dal momento che era sceso su di lei lo Spirito Santo” (In Mt comm. X, 17).
Epifanio († 403) dice che la perpetua verginità di Maria è convinzione universale di fede: “Quando mai e in quale epoca uno ha osato pronunciare il nome di Maria senza subito aggiungervi, se interrogato, la Vergine?”(Adversus haereses, 1,3).
Egli afferma che il parto di Maria è avvenuto senza dolori e chiama per ben 16 volte Maria “Vergine perpetua”.
Ambrogio (†397) parla di “uterus clausus, per cui Maria è la porta buona che era chiusa e non si apriva. Cristo vi è passato attraverso, ma non l’aprì” (De institutione virginis 8, 57).

Caro Alessandro, penso che ne avrai a sufficienza per essere convinto.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo