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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono Matteo di P.. Anche se in ritardo, le porgo i miei più sinceri auguri di buona Pasqua.
Spero che questa Pasqua possa calmare le acque nel vicino Oriente, grazie ai vari appelli del Papa.
Approfitto dell’occasione, per proporle il quesito inviatole la scorsa volta. Riguardo alle beatitudini, ma i puri di cuore, mi hanno detto che sono difficili da spiegare. Ma in realtà chi sono? La ringrazio anticipatamente e le rinnovo il mio augurio più sincero di una serena Pasqua.
Distinti saluti,
Matteo.
Risposta del sacerdote
Caro Matteo,
ti ringrazio degli auguri che ricambio di cuore con un ricordo nella preghiera
Vengo adesso al tuo quesito: chi sono i puri di cuore?
Ti riferisco il pensiero di due grandi, che analizzano la beatitudine in maniera diversa, ma non contraddittoria. Anzi alla fine giungono al medesimo risultato.
1. Il primo è san Tommaso d’Aquino.
Commentando la beatitudine evangelica, egli scrive testualmente: “Come l’occhio che vede il colore deve essere puro, così la mente che vede Dio deve essere pura.
Beati i puri di cuore, cioè coloro che hanno una purezza generale da altri pensieri.
Per questa purezza il loro cuore è tempio santo di Dio. In questo tempio si sta uniti a Dio.
In modo speciale però sono chiamati puri di cuore coloro che hanno la purezza della carne: niente infatti impedisce così tanto la spirituale esperienza e unione con Dio quanto l’impurità della carne. Dice la lettera agli Ebrei: “Cercate la pace e quella vita illibata e santa (santimonia) senza della quale nessuno vedrà Dio (Eb 12,14).
E per questo alcuni affermano che le virtù morali e soprattutto la castità introducono all’unione con Dio”.
2. Il secondo è Joseph Ratzinger – Benedetto XVI.
Nel suo libro Gesù di Nazaret scrive: “«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5,8).
L’organo con cui si può vedere Dio è il cuore: la mera ragione non basta; perché l’uomo possa arrivare a percepire Dio, le forze della sua esistenza devono agire insieme. La volontà deve essere pura e già prima dev’esserlo il fondo affettivo dell’anima, che indirizza la ragione e la volontà”.
Alla luce dell’affermazione più volte ripetuta e cioè che le beatitudini sono l’autoritratto o l’autobiografia di Cristo, il Papa scrive: “Sulla bocca di Gesù tuttavia la parola acquista una profondità nuova… Noi vedremo Dio quando entreremo nei «sentimenti di Cristo» (Fil 2,5).
La purificazione del cuore si realizza nella sequela di Cristo, nell’unificazione con Lui. «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me…» (Gal 2,20)”.
3. In modo particolare i consacrati sono coloro che sono chiamati per professione a condurre una vita illibata e santa per stare uniti al Signore senza distrazione.
Ti ringrazio per il quesito, ti accompagno sempre con la preghiera soprattutto perché tu sia fedele alla chiamata del Signore.
Ti benedico. Padre Angelo