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Quesito

Buonasera Padre Angelo,
volevo rivolgerle un quesito riguardo il timore del Signore come riportato nel Siracide 1,21: "Il timore del Signore tiene lontani i peccati, chi vi persevera respinge ogni moto di collera".
Volevo, appunto, chiederle di cosa si tratta e come si fa a coltivarlo.
Grazie per il tempo che vorrà dedicarmi.
Vincenzo


Risposta del sacerdote

Caro Vicenzo,
1. il timore dl Signore di cui si parla soprattutto nel libro del Siracide non va scambiato con la paura di Dio o dei mali che ci possono derivare dalla nostra separazione da Lui.
Si tratta invece del timore filiale, o anche di quello spirito del timore che in Is 11,2-3 viene menzionato due volte: “Su di lui si poserà lo spirito del Signore,… spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore”.
La Bibbia di Gerusalemme in nota scrive: “Il timore del Signore per l’ebreo non è altro che la religione o la pietà”.
Questa osservazione rimanda al motivo per cui il timore del Signore, che viene presentato due volte come lo spirito che riposa sul futuro Messia, sia stato tradotto dalla versione dei Settanta una volta con timore del Signore e l’altra con pietà o riverenza verso Dio.

2. Si tratta dunque del dono della pietà, che dagli antichi veniva intesa come riverenza piena d’amore verso i genitori o i parenti.
Se è così, allora si capisce che cosa intenda dire il testo sacro.
L’amore per il Signore, espresso soprattutto attraverso le pratiche di culto, ha il potere di tenere lontani dal peccato.
Vediamo come.

3. Se pensiamo alla partecipazione all’Eucaristia che ha come proprio obiettivo la nostra trasformazione in Cristo, come dice San Tommaso, bisogna convenire che tiene lontano dal peccato sia per i sentimenti che infonde sia per la forza di questo sacramento, dal quale ce ne torniamo a casa – come dice San Giovanni Crisostomo – come leoni che spirano fuoco dalle loro fauci e gettano terrore sui demoni (Omelia 46 sul Vangelo di Giovanni).
Durante la Comunione l’anima è riempita di grazia e le vengono infusi i sentimenti di Cristo, in particolare quelli di mitezza, di umiltà, di pazienza e di carità sino alla fine.
Sono i sentimenti che Cristo ha espresso nella sua passione, di cui l’Eucaristia ci rende contemporanei.
Se è così (e dovrebbe essere così) comprendiamo facilmente il versetto del Siracide: “Il timore del Signore tiene lontani i peccati”.

3. Se passiamo alla preghiera vale il medesimo discorso.
Sant’Agostino e San Tommaso ricordano che la preghiera non serve ad istruire Dio, ma a cambiare noi, per renderci capaci di ottenere tutti quei beni che il Signore ha decretato di darci dall’eternità e che finora non sono giunti a destinazione perché non ci siamo disposti ad accoglierli.
La preghiera, anche quella di domanda, serve a metterci in sintonia con le virtù di Cristo “perché diventiamo degni di fruire delle sue promesse” (ut digni efficiamur promissionibus Christi).
Per questo in Isaia si legge che Dio stesso impedisce all’uomo di peccare trattenendolo nella preghiera: “Ti terrò a freno con le mie lodi, affinché tu non perisca” (Is 48,9).

4. Se guardiamo al Sacramento della confessione è necessario ripetere il medesimo discorso.
Istituito principalmente la sera del giorno della risurrezione del Signore (“A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi”; Gv, 20,23) questo sacramento investe i fedeli della potenza della risurrezione del Signore, e dà loro la forza di poter cambiare.
Inoltre nell’atto di dolore il penitente dice: “Propongo con tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato”.

5. Ugualmente tiene lontano dai peccati lo stare con lo sguardo sempre rivolto al Signore, alla sua presenza.
È quanto Dio ha comandato indirettamente ad Abramo quando gli ha detto: “Stai sempre alla mia presenza e sii integro” (Gn 17,1).
È difficile stare alla presenza di Dio e decidere di volerlo offendere. Ci vuole un cuore di sasso o pervertito per farlo.
Per questo il rispetto e l’amore confidente per il Signore tengono lontano dai peccati.

6. Il timore del Signore si coltiva dunque stando sempre alla presenza di Dio e vivendo bene gli incontri col Signore, soprattutto nella preghiera e nella celebrazione dei sacramenti.
Lo si coltiva anche domandandolo incessantemente allo Spirito Santo, chiedendogli di infonderlo nel nostro cuore.

Ti auguro di cuore di possedere sempre più questo spirito di riverenza e di affetto per il Signore.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo