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Il Beato Cristoforo da Milano ebbe la forza di andare contro la corrente del suo tempo per portare a tutti la Parola, l’unica capace di donare vera luce all’umanità.

Quando nel pieno dell’Europa, e in particolare in Italia, sorgeva l’epoca dell’umanesimo, si consumò purtroppo anche il dramma della sostituzione di Dio con l’uomo. Invece della Rivelazione che Cristo ha donato all’umanità, si è preferito mettere al centro la supponenza e l’egoismo umano. In una parola, il peccato, quando non proprio l’eresia gnostica.

Cristoforo capì che non doveva seguire la massa.

In questa epoca nacque Cristoforo, che al contrario del resto della massa, come ad esempio di tutti i suoi compagni, fu preso fin da subito dall’amore per Gesù. Entrò così nell’Ordine Domenicano, nel Convento milanese di Sant’Eustorgio. Studia la Summa Teologica di San Tommaso d’Aquino, e da lì capisce la missione che lo caratterizzerà per tutta la vita. Portare Gesù a tutta l’umanità. Proprio mentre tutti cominciavano drammaticamente a negarlo.

La personalità di Cristoforo è quella di un uomo molto dotto ma altrettanto umile, che osservò fin da subito alla lettera la vita religiosa domenicana, mentre i superiori lo impiegarono fin da subito nella predicazione. Padre Cristoforo da Milano divenne subito agli occhi di tutti un vero fedele imitatore di San Domenico. Amava la liturgia, conduceva una vita santa e fatta di povertà evangelica e di purezza celestiale.

Convertì alla fede uomini di affari che passavano per Genova

Nella città di Genova, in quel periodo repubblica marinara fiorente, Cristoforo convertì alla fede cattolica numerosi commercianti che passavano in quel luogo per fare affari, e ne uscivano con il cuore pieno di amore per il Signore. Gesù arrivò nei cuori di molti grazie a questo frate austero e deciso. Che nel 1460 fondò a Taggia un convento domenicano dedicato a Maria Madre della misericordia, ove con l’esempio della vita, le parole e gli scritti formò i suoi religiosi al fedele servizio di Dio secondo lo spirito dell’Ordine.

In questo convento furono infatti molti i religiosi formati all’amore per Cristo e al servizio alla Chiesa. Nell’epoca dell’umanesimo, molti capirono che la vera umanità è solo in Gesù.

Nello stesso convento ricevette il premio del suo servizio nel mese di marzo 1484, dopo aver dovuto interrompere per malattia la predicazione quaresimale. Sepolto nella chiesa conventuale, vi è tuttora venerato, all’ombra delle aggraziate volte rinascimentali e sotto il dolce sorriso delle Madonne del Brea.

Pio IX ne confermò il culto il 3 aprile 1875.