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La festa odierna (7 ottobre) ci ricorda il giorno in cui i Cristiani riportarono la vittoria contro i Turchi a Lepanto nel 1571. S. Pio V la istituì sotto il titolo di S. Maria della Vittoria e due anni dopo Gregorio XIII la confermava, mutandone il nome in quello di festa del S. Rosario.

A ragione questa vittoria venne attribuita alla SS. Vergine poiché, mentre a Lepanto si combatteva, in tutta la cristianità si recitava il Rosario. Erano milioni di fedeli con a capo il Papa che pregavano affinchè la scimitarra degli infedeli non giungesse a far strage nelle nostre contrade, com’era preciso disegno dei Turchi. L’armata cristiana; inferiore di numero, assalì con grande fede ed ardore il nemico, e gl’inflisse una tale sconfitta che abbattè per sempre la potenza turca sul mare.

Non ci dilunghiamo sui particolari di quel memorando avvenimento; vogliamo invece considerarne meglio l’arma vincitrice, ossia il Rosario. Le sue origini sono molto antiche e vanno ricercate nell’uso degli anacoreti dei primi secoli e dei frati laici i quali non potendo recitare i centocinquanta salmi dell’Ufficio vi supplivano con altrettanti Pater Noster. Verso il secolo XII si incominciò a recitare in tal modo anche l’Ave Maria che ben presto si alternò con il Pater. Più tardi vi si aggiunsero le considerazioni dei misteri e, dopo le dieci Ave Maria, il Gloria Patri. Così si giunse alla forma attuale.

La storia del Rosario è intimamente legata all’Ordine dei Predicatori e nei momenti determinanti del suo sviluppo vede protagonisti i figli di San Domenico. La più antica ed esplicita allusione è quella del catalano fra Romeo di Levya, morto nel 1261, compagno del santo Fondatore: egli – dice la cronaca – “non poteva saziarsi della dolcissima Salutazione angelica che recitava migliaia di volte … e si addormentò nel Signore stringendo tra le mani una cordicella annodata con la quale era solito contare mille Ave Maria ogni giorno”.

Il rosario nella forma attuale (eccetto l’aggiunta dei misteri della Luce effettuata da Giovanni Paolo II con la lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” nel 2002) si deve al Beato Alano, indubbiamente il più grande propagatore del rosario di tutti i tempi (c. 1428-1475) che istituisce a Douai la prima Confraternita del Rosario. Un secolo dopo, il 17 settembre 1569, la sua opera fu ripresa e perfezionata dal Papa domenicano Pio V che nella bolla “Consueverunt” ne fissa appunto – del rosario – la forma definitiva.

Il patrocinio dell’ordine domenicano su questa devozione viene ribadito più recentemente anche dal Papa Paolo VI che nella esortazione apostolica “Marialis Cultus” del 1975 ricordava “i figli di San Domenico, per tradizione custodi e propagatori di così salutare devozione”.