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vergine, monaca (1238-1314)
Questa beata è ricordata soprattutto perché fondò con l’eredità paterna il monastero domenicano di Santa Margherita a Vercelli, ove sin dall’età di 18 anni volle servire il Redentore seguendo l’austero itinerario che Egli stesso le aveva indicato. La rettitudine d’intenzione che esclude dal nostro agire fini secondi mantenendoci costantemente protesi verso Dio e la filiale gratitudine per i doni ricevuti sono le due doti dominanti della sua vita spirituale di Emilia Bicchieri.
Emilia nacque a Vercelli nel 1238, quartogenita fra sette sorelle, figlia del patrizio ghibellino Pietro Bicchieri. Famiglia assai facoltosa, curò di educare santamente la numerosa prole. La piccola Emilia, semplice e gioiosa, mostrò presto un’assennatezza ben superiore alla sua età. Odiava i discorsi inutili ed il suo principale piacere consisteva nel ritirarsi in solitudine nella sua camera per conversare con Dio. Spesso si udiva la sua vocina squillare per la casa, modulando con grazia il canto dei salmi. Rimase presto orfana di madre, ma il papà seppe comunque nutrire nei suoi confronti un tenerissimo affetto. Proprio ciò costituì il più grande ostacolo da sormontare non appena ella decise di voler seguire la chiamata di Dio.
Alla fine il padre cedette alle pressioni della figlia e decise nel 1255 di far edificare a proprie spese alla periferia di Vercelli un nuovo monastero domenicano intitolandolo a Santa Margherita. Qui la sua diletta figlia si rinchiuse con altre ragazze per intraprendere la vita religiosa sotto la Regola del Terz’Ordine di San Domenico, che, essendo assai più mite di quella delle monache dell’ordine, permetteva alle suore di dedicarsi anche ad opere di carità, pur essendo monaca del Secondo Ordine.
Dal 1273 divenne ella stessa priora del monastero, conducendo l’intera comunità ad una gran perfezione di vita cristiana. La sua parola d’ordine era: “Fare tutto per Iddio solo”. Inculcò anche insistentemente nei cuori delle consorelle una grande gratitudine per i numerosi benefici che il buon Dio aveva donato loro. Dimentica delle sue agiate origini, visse nell’umiltà più profonda, felice di potersi fare serva delle sue consorelle. Provò sempre una spiccata devozione all’Eucaristia, alla Passione di Nostro Signore ed alla Vergine Santissima.
Anima vibrante d’amore, sull’esempio di San Domenico, la beata Emilia fece dell’orazione l’ordito della sua esistenza nell’assidua contemplazione della Croce.
Morì il 3 maggio 1314. Dal 1811 le sue reliquie (trasferitevi dal primitivo monastero) sono custodite nella cattedrale di Vercelli, ove se ne fa memoria in data odierna.
Clemente XIV ne approvò il culto il 19 luglio 1769.