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Quesito
Salve Padre,
avrei delle domande da farle (possiamo definirle curiosità anche se il termine non mi garba molto!) sulla Vita nell’Ordine:
1) Sono affascinato dal Vs Abito che ritengo magnifico e assolutamente comunicante purezza. La cappa nera so che viene indossata in coro.
Ma è possibile per un frate vestirla comunque liberamente durante il resto dell’anno e fuori convento o ci sono delle limitazioni?
All’esterno un frate può indossare l’abito talare sacerdotale o il clergyman o non è consentito?
2) So che dal Concilio Vaticano II la tonsura è stata ritenuta non più necessaria. C’è ancora qualche frate che la richiede o è impossibile farlo?
3) Come si svolge la Vita fuori dal Convento? Intendo: in che occasioni si può uscire per ragion di predicazione, incontri culturali, visita nelle parrocchie o per qualsiasi altra ragione?
Sono curioso e affascinato dunque non posso fare altro se non esultare della chiamata di Cristo e domandare…
Risposta del sacerdote
Carissimo,
mi dispiace di risponderti dopo diversi mesi, ma la tua mail è stata sommersa da tante altre e soprattutto dagli impegni di scuola e di ministero.
1. Mi dici che sei affascinato dall’abito dei domenicani.
Paolo VI, ricevendo un giorno un gruppo di parroci domenicani italiani, vedendoli tutti in abito bianco e cappa nera, disse: “Ma che bell’abito!”.
Tu però aggiungi che ritieni “magnifico e assolutamente comunicante purezza”.
A questo proposito mi piace ricordare come nacque la vocazione del padre Marie-Joseph Lagrange, fondatore dell’Ècole Biblique di Gerusalemme e del quale è in fase avanzata il processo di beatificazione.
Scrive nel suo Diario personale che la sera della prima comunione (aveva 11 anni ed era in seminario per la prima media), quando i ragazzi si presentarono ai piedi della statua della Vergine come erano soliti fare tutte le sere, «come dopo il mio battesimo, Maria mi riceveva sotto la sua protezione: lei è stata la Vergine fedele» (b. montagnes, Marie-Joseph Lagrange, p. 27).
In quel momento «sono certo di avere sentito la chiamata di Dio. Lo confessai a mia madre, venuta a trovarmi appena le fu possibile, all’ombra di un grande albero, posto all’estremità del giardino. Essa ascoltò le mie parole con commozione. Allora pensavo solo a diventare sacerdote, senza una vocazione speciale: mia madre benedisse Dio, ma non sembrò dare troppa importanza all’effusione di pietà di un ragazzo” (Ib.).
2. Questo primo seme di attrazione per il servizio di Dio si farà più insistente e chiaro in una data particolare: «In prima superiore, il giorno dell’Annunciazione (25 marzo 1870), ho avuto la rivelazione che sarei entrato nell’Ordine di san Domenico» (b. montagnes, Marie-Joseph Lagrange, p. 27).
Che cosa era successo?
Era andato al Louvre di Parigi a visitare le opere d’arte ed era rimasto colpito dall’immagine di san Domenico in un particolare dell’Incoronazione della Vergine del Beato Angelico.
Ecco le sue parole: “Ero stato sedotto dall’immagine radiosa del santo rappresentata nell’Incoronazione della Vergine dal beato Angelico di Fiesole.
Non avevo dubbi sull’esattezza di questo ritratto: rappresentava infatti l’ideale della visione adorante di un’anima pura.
Molto prima di entrare nel suo Ordine, ero suo figlio, lo pregavo tutti i giorni» (Ib. pp. 31-32).
Di san Domenico dunque lo colpì “la visione adorante di un’anima pura”.
Tutto emanava purezza da San Domenico e questa purezza diventava la premessa migliore del suo atteggiamento adorante.
3. Il Beato Raimondo da Capua, che fu confessore di Santa Caterina da Siena e suo primo biografo e che divenne in seguito Maestro generale dell’Ordine domenicano, quando parla della genesi dei terziari domenicani, dice che il Santo Padre Domenico “diede loro il proprio abito perché si distinguessero dagli altri laici e facessero qualcosa di più di più che quel che non facevano gli altri” (Beato Raimondo da Capua, Santa Caterina, Legenda maior, n. 77).
Volle perciò che “uomini o donne, qualunque taglio di abito vestissero, sempre lo portassero di colore bianco e nero, affinché anche esteriormente, i due colori apparissero come contrassegno di innocenza e umiltà” (Ib.).
Non ti sei sbagliato dunque nel dire che l’abito dei domenicani emana purezza.
4. La cappa nera si indossa in coro dal 1° novembre fino alla Veglia pasquale.
In passato era obbligatorio portarla quando si andava fuori convento, a meno che non si fosse in campagna.
Adesso, oltre al coro, è prevista in determinate circostanze come celebrazioni accademiche, processioni, visite al Vescovo o al Sommo Pontefice…
Inoltre oggi si indossa tutto il giorno, anche in refettorio, il venerdì santo e il sabato santo.
5. Non vi sono limitazioni nel portarla.
Uno potrebbe portarla in coro anche fuori del tempo che ti ho indicato. E non pochi la portano, almeno nel mantello senza il cappuccio, anche per motivi di freddo.
Andando fuori convento la si può portare liberamente. Anzi, come ti ho detto, in passato si doveva indossare, a meno che non si fosse in campagna.
6. Fuori convento è lecito portare il clergyman, ma non è lecito indossare la talare dei sacerdoti diocesani.
Tutt’al più si può indossare un capotto nero come usano anche i sacerdoti diocesani sopra la talare, da mettere sopra l’abito bianco.
7. Dopo il Concilio Vaticano II, in seguito al permesso di usare il clergyman, venne “sospesa” la tonsura monastica.
Le Costituzioni rinnovate del 1968 non ne parlano.
Personalmente non conosco frati che attualmente la portino e neanche sono a conoscenza se in qualche parte del mondo ve ne siano.
A lume di naso mi verrebbe da dire che, non essendo proibita, non è escluso che qualcuno la porti o la possa portare.
8. Mi chiedi infine come si svolga la Vita fuori dal Convento.
I domenicani, pur vivendo in convento, non sono fatti per stare in convento come avviene invece per i monaci, per i quali non è previsto che escano dal monastero se non eccezionalmente.
Il fine dell’Ordine porta i domenicani ad uscire di convento. La salus animarum (la salvezza delle anime), per mezzo di ogni forma di predicazione, richiede di cercare e incontrare le persone là dove si trovano lo impone.
Pertanto il domenicano sta in convento per uscire di convento!
Fuori convento ogni domenicano si comporta come le esigenze richiedono.
Ma nella sua vita personale rimane sempre un sacerdote religioso e pertanto dedicato a Dio nella preghiera, nello studio, nella contemplazione e in uno stile di vita povero, casto e umile.
9. Mi dici infine che sei “curioso e affascinato” e che al momento non puoi far altro che “esultare della chiamata di Cristo e domandare…”.
Sono contento per questo tuo atteggiamento spirituale. Ti assicuro la mia preghiera e anche il ricordo nella S. Messa che vado a celebrare, perché il Signore ti confermi sempre più in questa chiamata, che farà del grande bene a te e alle persone che il Signore metterà sui tuoi passi perché le porti a salvezza.
Nella speranza che tu possa essere nostro confratello in questa vigna eletta del Signore ti abbraccio e ti benedico.
Padre Angelo