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Quesito
Carissimo Padre,
un cordiale saluto da parte mia. Sono un giovane di … anni, scrivo da …, e con piacere scopro il vostro sito. Dico subito che le poche righe seguenti non sono sufficienti ad illustrare la mia vicenda, tuttavia lascerò ad intendere il calvario che c’è dietro.
Leggendo qua e là le domande degli utenti e le risposte sue, in parte mi ha fatto rispolverare i miei recenti studi (insegno religione), e mi sono letto anche nei peccati e difficoltà di chi ha scritto prima di me.
Mi trovo esistenzialmente solo (vivo coi miei, come tanti giovani miei coetanei), e con problematiche che non accetto fino in fondo (inclinazioni omosessuali non esageratamente marcate, ma comunque praticate, autoerotismo che mi porto dietro dall’adolescenza), e con aspirazioni frustrate. Infatti, sui 20 anni, sentii molto chiara la chiamata di Dio a seguirlo nella vita consacrata dopo lungo discernimento (…).
Mi attirava l’ideale di quell’Ordine, per il quale mi sentivo inclinato da tanti fattori.
A quei tempi, ero quasi completamente avulso da pratiche omosessuali, pur sentendo la spinta verso lo stesso sesso. Diciamo che ero attratto più da altre e alte mète. Dopo il servizio civile iniziai a lavorare e a conoscere altre spiritualità. Tuttavia, crescendo in età certe spinte hanno preso più forza dentro di me, facendomi ripensare che forse non sarebbe stato il caso di fare una scelta di vita religiosa. Ma mi sono anche detto che la scelta matrimoniale non sarebbe stata neppure quella migliore, perchè innanzitutto non sentita come la mia strada e comunque compromessa in partenza. Lascio immaginare che razza di travaglio si è susseguito! Nel mio cammino poi ho avuto delle conferme tangibili che la chiamata era genuina, da una persona carismatica eccezionale (riconosciuta dal suo vescovo) con doni che rasentano di poco quelli di P. Pio, con la quale sono tutt’ora in contatto (…). Questa persona, umilissima nel suo contesto di vita (vive peggio dei barboni), ha guidato la mia famiglia e i miei genitori che si volevano separare, e in parte mi ha tranquillizzato non ricamando troppo sulla questione, anche se or come ora mi sconsiglia la vita consacrata, la quale – sostiene – dovevo seguirla ai suoi albori. Lui è convinto che un giorno possa anche aprirmi all’altro sesso, anche se non vede una vita matrimoniale potenzialmente riuscita, vuoi per quanto esposto sin qui, vuoi per il mio stile di vita acquisito al pari di un benedettino. Mi domando e le domando: tanti giovani come me – anche conosciuti – si sentono chiamati e lo sono davvero, ma a causa delle loro inclinazioni omosessuali, devono rinunciare alla vita religiosa perchè contrastati dai superiori (come se in convento fossero tutti etero o stinchi di santi). Che vale allora la chiamata? Dio si diverte a prendere in giro? Mi pare di no. E’ vero che è meglio un buon padre di famiglia che un cattivo prete, ma nel mio caso più che cattivo padre, mi sentirei un cattivo marito. Il futuro è nelle mani di Dio… lei pensa che tutta questa vicenda rientra nei suoi piani per altri progetti? O sono solo un semplice "frate mancato", che tenta ora di fare il religioso in casa? Una cosa è chiara: sento che manca un anello alla catena della mia vita. Riconosco i doni che Dio mi ha fatto, compresa una rara eloquenza quando parlo alla gente di Dio e ai miei alunni, ma a che serve se il dono non viene esteso per il beneficio di molti? Diciamo che altre vie non mi importano (compresa quella del terziario) non corrispondendo alla vocazione originale.. chiedo che lei si ricordi nella s. messa come fa sempre il mio confessore perchè Dio si ricordi che "esisto " ancora sulla terra… e che il suo pròdigo attende una svolta alla S. Paolo.
Cordiali saluti.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
concordo anch’io con quell’uomo di Dio tenuto in alta considerazione da te e dai tuoi familiari. La tua vocazione era quella religiosa. Per quella ti sentivi fatto e tagliato anche per le doti di natura che il Signore ti ha dato. Le aspirazioni che avevi ti mettevano le ali e stavi per volare in alto. Dio ti attendeva per quello.
Poi invece è successo qualcosa d’altro. Il proverbio popolare dice che l’occasione fa l’uomo ladro. Lo fa ladro perché scatena in lui qualche cosa che prima non c’era se non come pura potenzialità. E a me pare di poter dire che l’occasione molto spesso, il più delle volte, fa l’uomo anche omosessuale.
Dico “il più delle volte”, perché in alcuni casi bisogna riconoscere che vi sono predisposizioni all’effeminatezza e anche all’omosessualità.
Ma probabilmente questa non era la tua situazione.
Vi sono state delle cadute e queste ti hanno intrappolato. Meglio se non vi fossero mai state, perché da allora sperimenti una debolezza interiore che è stata anche la causa che ti ha fatto desistere dall’idea di consacrarti al Signore.
E in questa situazione certo non potevi corrergli dietro e dirgli: io mi impegno a vivere lo stesso stile di vita che tu hai assunto con la tua incarnazione. Sarebbe stata una contraddizione. Oltre che un motivo di profonda sofferenza per te e per i fedeli.
2. A questo punto mi chiedi quali possano essere le tue prospettive per il futuro: non ti senti di essere un cattivo marito e neanche un cattivo prete.
E in questo ragionamento ti debbo dare ragione.
Forse si potrebbe pensare ad un aiuto di carattere psicologico. Secondo le statistiche nel 30% dei casi vi sarebbe stato un cambiamento di inclinazioni, in altre parole una guarigione. In questa linea sembra muoversi anche l’uomo di Dio che tu consulti.
Ma io non posso disattendere i mezzi comuni che sono dati anzitutto dalla volontà di conservarsi puro sia con se stessi sia con gli altri.
E questo richiede la custodia dei sensi, a cominciare dallo sguardo. E poi ci vuole la custodia anche nell’immaginazione.
Mi dici anche che fai l’insegnante di religione e che riesci bene. Perché allora non lasciarti aiutare anche da questo pensiero: che tu devi essere il primo a mettere in pratica quello che insegni. Tu devi stare in testa ai tuoi ragazzi e devi essere in grado di rispondere per esperienza di vita che è possibile essere puri con la grazia di Dio e con la buona volontà.
Essere insegnante di religione è una grande opportunità che ti ha dato il Signore. Sfruttala per il tuo bene e anche per il bene dei ragazzi.
3. Umilmente ti proporrei anche di partecipare all’Eucaristia quotidiana e di confessarti spesso (una volta alla settimana oppure ogni quindici giorni). Sono convinto che se vivrai bene questi sacramenti, in breve potresti dire che hai incontrato Gesù sui tuoi passi e che Lui è stato il tuo Salvatore.
Se riuscirai a essere casto, allora tutto cambierà nella tua vita.
Ti accorgerai che il frutto del tuo insegnamento non dipenderà tanto dall’eloquenza (che per altro è sempre un bel dono di Dio), ma molto di più dalla grazia.
E poi non va dimenticato quanto asseriva San Bernardo, e cioè che una lunga castità viene paragonata alla verginità (“longa castitas reputabitur ad virginitatem”, s. bernardo, De modo bene vivendi, c. 22).
A questo punto, ma solo a questo punto, si riapre ogni discorso.
Diversamente faresti male sia il marito che il prete.
3. Mi fai capire che saresti tentato di farti prete perché tanto non tutti i preti e non tutti i frati sono santi…
Questo ragionamento non vale. Perché bisogna diventare preti come il Signore vuole. E se uno giudica di non essere in grado di avere la sufficienza nell’essere somigliante a Gesù (e con questo intendo il permanere costantemente in grazia di Dio) è meglio che desista. Farebbe solo del male.
Ci pensa già la vita, talvolta, a far cadere un prete. Immaginiamoci se uno cade già in partenza! Si potrebbe dire che è già tutto fracassato.
Mi pare di poter dire che anche qui c’è un esame da superare. E come nella società civile se non si superano gli esami di stato non si può lecitamente esercitare la professione, così avviene analogamente anche per il sacerdozio e la vita consacrata. Non è questione di durezza da parte dei superiori, ma correttezza verso il Signore, verso chi si presenta come candidato e in particolare verso i fedeli i quali hanno il diritto di avere un prete come si deve.
4. Mi chiedi di ricordati nella preghiera. Lo farò volentieri. Ti ricorderò soprattutto nella celebrazione della S. Messa. Ti ricorderò anche alla Beata Vergine Maria, perché è a Lei che il Signore ha affidato in modo particolare la causa della purezza.
Intanto ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo